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La resa di Schifani, segnali a Forza Italia

Il presidente Ncd: "Non staremo al governo con Renzi fino al 2018". Poi l'apertura a Berlusconi

La resa di Schifani, segnali a Forza Italia

Roma - Dopo l'ultimo schiaffo sulle famiglie monoreddito (che resteranno senza il bonus), anche Renato Schifani si arrende e ammette che stare nell'alleanza con il Partito democratico renziano a vocazione maggioritaria, al Nuovo Centrodestra può fare solo male. E che non è il caso arrivare a fine legislatura con questa maggioranza.

Altri quatto anni di alleanza con il Pd porterebbero «alla crisi dell'esperienza dell'Ncd come partito nato per rappresentare le istanze del centrodestra e dei moderati», ha spiegato il presidente del partito di Angelino Alfano. Giusto, a suo tempo avere scelto l'alleanza con il Partito democratico di Enrico Letta. «Non ci pentiamo della scelta fatta. Ma - continua Schifani - bisogna prendere atto della situazione: il Pdl nel novembre 2013 veleggiava intorno al 26-28%. Non voglio ritornare al dibattito su colpe e responsabilità, ma ora Fi è al 16». E il Ncd sotto il 5%.
Con il premier conviene al massimo tenere in piedi un «governo di programma», non legato alla legislatura e basato sull'attuazione di un programma chiaro e delimitato: «le riforme istituzionali, la semplificazione amministrativa, la riforma della giustizia, la dismissione del patrimonio pubblico».

Schifani era uno degli esponenti del partito meno convinti di un ritorno nel centrodestra. Il risultato delle europee e il caos dei giorni successivi, sta rafforzando chi nel Ncd spinge per una nuova alleanza con Forza Italia.
Perdono quota tutte le alternative. Oltre a quella neocentrista (a suo tempo sponsorizzata anche da Schifani) anche quella terzista legata al ritorno in politica di Gianfranco Fini. Fabrizio Cicchitto, ha smentito con forza di avere incontrato l'ex leader di Fli (notizia riportata dal Giornale). Non c'è nessuna «intesa politica con Fini. Tantomeno di una trama mia contro Alfano. Poi se io e Fini ci incontriamo in Parlamento e ci parliamo civilmente ciò non rientra nella politica ma nella buona educazione».

Cicchitto continua a preferire una strategia che porti il Ncd fuori dal centrodestra. O, perlomeno, di proseguire con Renzi fino a fine legislatura. «La gente di centro, di destra e di sinistra ci chiede una governabilità con forti caratteri innovativi che può realizzare i suoi programmi assai ambiziosi», durando «presumibilmente fino al 2018».
Resiste nel partito di Angelino Alfano, una tendenza che vorrebbe mettersi nella scia di Renzi,ad esempio Paolo Naccarato, che mercoledì si è dimesso dal collegio dei probiviri. Poi Beatrice Lorenzin e Gaetano Quagliariello, che non hanno nessuna intenzione di tornare con Silvio Berlusconi.

Progetti, come quello pro Fini, restano sottotraccia. Resi difficili anche dal braccio di ferro che l'Udc ha intrapreso contro il Ncd per l'assegnazione dei seggi all'europarlamento (è attesa la sentenza sul ricorso avviato dal centrista Carlo Casini). Sempre più esplicite, invece, le richieste di distanziarsi da Renzi (quella di Schifani, appunto) e gli appelli a tornare con Forza Italia. Ad esempio Nunzia De Girolamo. «Prima di aprire le porte a contributi esterni - ha auspicato ieri l'ex ministro dell'Agricoltura - dobbiamo innanzitutto guardare in casa nostra e riannodare i fili con Forza Italia prima, e con Fratelli d'Italia e la Lega poi».

Comunque «nessuna fuga in avanti, quindi, né porte aperte a tutto e il contrario di tutto».

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