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Tregua armata in Forza Italia: non ci saranno "conte"

Rinviato l'ufficio di presidenza "politico", martedì si vota solo il bilancio

Tregua armata in Forza Italia: non ci saranno "conte"

diN on è un armistizio, ma di certo una tregua non è troppo lontana. Come da indiscrezioni della vigilia, infatti, da piazza San Lorenzo in Lucina confermano il rinvio dell'Ufficio di presidenza alla seconda metà di giugno, quando in Forza Italia le acque si saranno calmate e la querelle tra congressi e primarie potrà essere affrontata con toni meno accesi. La prossima settimana, dunque, non ci sarà alcuna conta. Ma solo una riunione martedì pomeriggio per approvare il bilancio 2013 del partito, un incontro che difficilmente svierà in discussioni «fuori sacco» sugli assetti interni del partito. D'altra parte, l'impressione è che su entrambe i fronti si voglia provare ad evitare il redde rationem per arrivare ad un punto d'incontro.

Non è un caso che, al netto del rinvio a dopo il 15 giugno (ma non è escluso si possa slittare perfino all'ultima settimana del mese), l'intenzione delle fazioni belligeranti sia comunque quella di non mettere sul tavolo due mozioni contrapposte. È chiaro, infatti, che a quel punto sarebbe impossibile non arrivare alla conta tra chi sostiene la via dei congressi (Silvio Berlusconi in primis, seguito da Giovanni Toti, Mariarosaria Rossi, Denis Verdini, Paolo Romani, Renato Brunetta, Antonio Tajani) e chi quella delle primarie (Raffaele Fitto, Mara Carfagna, Daniele Capezzone, Saverio Romano, Laura Ravetto, Renata Polverini). E, sarà una coincidenza, ma ormai da due giorni Il Mattinale – il foglio politico del gruppo parlamentare di Forza Italia alla Camera – caldeggia dei generici Stati generali azzurri per «ragionare su contenuti e programmi».

Certo, questo non significa che le incomprensioni siano d'un tratto superate. Tutt'altro. La rottura tra i due diversi gruppi, d'altra parte, non è solo politica ma soprattutto umana e dunque difficile da ricomporre davvero. Che il gruppo dirigente vicino all'ex premier auspichi un'uscita di Fitto da Forza Italia come soluzione più indolore, d'altra parte, non è un mistero per nessuno. Come non è un segreto che l'ex ministro ad andare via non ci pensi proprio, al punto dall'aver già studiato tutte le eventuali contromosse regolamentari nel caso qualcuno stesse pensando spingerlo alla porta, magari di deferirlo ai probiviri del partito (che, peraltro, al momento non sono in carica). Una situazione di decisa impasse, dunque. Oltre che la ragione principale della tregua che si sta delineando in queste ore.

Sullo sfondo, un Berlusconi che già guarda all'allargamento della coalizione di centrodestra. Di cui è Bergamo il laboratorio, visto che – dice l'ex premier – è qui che il centrodestra «si è presentato unito fin dal primo turno», da Fratelli d'Italia alla Lega Nord, da Ncd all'Udc. Ed è proprio con il Carroccio che si va stringendo l'asse, tanto che ieri a pranzo con Berlusconi a Casa Milan c'era proprio Matteo Salvini, tifoso rossonero doc e segretario della Lega Nord.

«Con loro – spiega Toti - il dialogo per aprire il cantiere del nuovo centrodestra è privilegiato».

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