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Risparmi sulle pensioni con le norme di Berlusconi

Nel 2011 quasi 90mila assegni in meno: merito delle finestre mobili di Sacconi-Tremonti. Fornero: "Se la riforma del lavoro non passa, andiamo a casa"

Risparmi sulle pensioni con le norme di Berlusconi

Roma - Una efficace riforma delle pensioni? Ce l’avevamo già. Era quella griffata Sacconi-Tremonti, partorita dal vituperato governo Berlusconi. Uno strumento che ha funzionato benissimo, ben prima che l’attuale governo - che ha sempre goduto di buona stampa anche se ormai la luna di miele con l’opinione pubblica sembra alla fine - mettesse ancora mano al sistema previdenziale con lo scopo non di riequilibrare il meccanismo ma di fare cassa. «La riforma previdenziale - dice con un misto di soddisfazione e rammarico l’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi - era stata realizzata, come ha più volte considerato la Commissione europea. L’ulteriore intervento del Governo Monti ha sostanzialmente azzerato la transizione con i problemi che oggi sono evidenti dal punto di vista degli accordi per l’uscita anticipata dal lavoro fatti in buona fede».

Insomma, si stava meglio quando, secondo qualcuno, si stava peggio. Lo dicono i dati resi noti dalla stessa Inps. Nel 2011 le nuove pensioni liquidate dalla previdenza sociale sono state 235.524 con un calo di 89.276 assegni rispetto al 2010 (-27,4 in termini percentuali). Un trend confermato, anzi accentuato, nel primo trimestre 2012, quando le nuove pensioni liquidate dall’Inps sono più che dimezzate, passando dalle 93.552 del 2010 alle 43.870 del 2011, con una diminuzione del 53,1 per cento. A crollare sono stati soprattutto gli assegni staccati per le pensioni di vecchiaia, passate dalle 158.412 del 2010 alle 98.781 del 2011 (-37 per cento, con un -25,6 per gli autonomi e addirittura un -46 per i dipendenti). Per le pensioni di anzianità il calo complessivo è stato del 17,8 per cento, con una diminuzione da 166.388 (103.134 dei dipendenti e 63.254 degli autonomi) a 136.743 (rispettivamente 91,447 e 45.296).

Dati eclatanti, frutto delle nuove regole scattate nel 2011 sulla finestra mobile (12 mesi di attesa una volta raggiunti i requisiti per la pensione, 18 mesi per gli autonomi) e sui requisiti per l’accesso alla pensione di anzianità (almeno 60 anni di età con quota 96 tra età e contributi, a fronte dei 59 e quota 95 del 2010, mentre sono rimasti stabili i 40 anni di contributi a qualsiasi età).

«Le finestre mobili della riforma Sacconi-Tremonti hanno funzionato», taglia corto il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, che aggiunge: «L’Italia risponde con i dati alle preoccupazioni del Fondo monetario internazionale sull’invecchiamento della popolazione». Secondo Mastrapasqua il dato del 2011 dovrebbe confermarsi anche nel 2012 e avvicinare l’età media di pensionamento italiana a quella europea.

Nel complesso nel 2011 l’età media di pensionamento è stata di 60,2 anni.

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