Politica

Rivoluzione sulle banconote: la regina fa posto a Churchill

Dal 2016 il volto dello statista inglese comparirà sulle 5 sterline. Ci sarà scritto anche "sangue, sudore e lacrime". Così imparano...

Rivoluzione sulle banconote: la regina fa posto a Churchill

Quanto costa? «Un Winston». Quanto vuoi scommettere? «Dieci Winston». Ricordatevi la locuzione, perché secondo il governatore della Banca d'Inghilterra, Mervyn King, fra qualche anno diventerà d'uso comune, a Londra e dintorni. Un Winston, ovvero 5 sterline. É la nuova banconota, con l'effigie di Winston Churchill, che entrerà in circolazione fra tre anni. Entra Churchill, il primo politico a comparire su una banconota britannica, ed esce Elizabeth Fry, una specie di Maria Montessori inglese che campeggia sul biglietto da 5 pounds dal 2002. Da una parte - sul fronte - la regina, as usual; sul retro il popolarissimo faccione dell'ex primo ministro, con farfallino a pois regolamentare ma senza sigaro, nella famosa foto scattata nel dicembre 1941 da Yusuf Karsh. Sullo sfondo della banconota, la più popolare fra quelle in circolazione, il palazzo del Parlamento con il Big Ben e il suo orologio che segna le 15, l'ora in cui (era il 13 maggio 1940) Churchill pronunciò ai Comuni la celebre frase in cui prometteva ai sudditi di Sua Maestà nient'altro che «sangue, fatica, lacrime e sudore». In filigrana si vede anche il diploma del premio Nobel per la Pace di cui Churchill fu insignito nel 1953.

Come un tempo la moneta metallica, si diceva, anche la banconota è in via d'estinzione. Ma i fatti dimostrano che è vero il contrario, e che per il denaro vale quel che vale per i giornali. Si dice che la carta stampata scomparirà, sta scomparendo, è quasi scomparsa, ed eccoci ancora qui, noi della succitata, a fornire il vecchio, caro servizio ai lettori. Tempo al tempo, insomma.

Se non fosse così, non si capisce perché anche gli Stati Uniti, che in materia dettano legge, e se ti presenti al ristorante senza una carta di credito ti guardano come un barbone; non si capisce perché gli Usa, si diceva, abbiano deciso un paio d'anni fa di rifare il look a una delle loro banconote più amate (e ambite): quella da 100 dollari con la faccia di un rockettaro (quanto ai capelli) ante litteram: Benjamin Frankin. Da cui «one benji», come dicono gli americani quando stanno parlando della banconota per eccellenza, una delle due (l'altro è il biglietto da 10 dollari) su cui non compare la faccia di un ex presidente degli Stati Uniti.

Ma anche in Europa la vecchia, amatissima filigrana sembra ben lontana dal soccombere di fronte all'invadenza della più «tracciabile» moneta elettronica. Perché se è vero che il bigliettone da 500 euro sta sparendo dalla circolazione (dicono che sempre più spesso fosse usato in attività illegali) quello da 5, presentato di recente da Mario Draghi, si accinge a vivere la sua seconda giovinezza. E a trasformare la vita dei falsari in un calvario, i nuovi accorgimenti in termini di sicurezza essendo stati pensati, si direbbe, da un sadico.

Quel che non cambia, di fronte al denaro (di carta o virtuale: e non c'è molta differenza, ora che è sparita l'equivalenza fra valore nominale di una banconota e riserva aurea che un tempo la garantiva) è il valore che abbiamo finito per annettergli negli ultimi decenni. Homo sine pecunia imago mortis, dicevano i latini. Vero. Però una volta si poteva ancora essere «poveri ma belli», cioè felici. Oggi il denaro è l'unico valore condiviso, mentre faccende come l'onore, la dignità, la rispettabilità sono passate in second'ordine. Sicchè chi non ha denaro non ha identità, è un nessuno. Mentre «da chi ne possiede molto o moltissimo la società è disposta a tollerare e a giustificare, con i più svariati argomenti, comportamenti, anche criminali, che non sono viceversa consentiti a coloro che hanno scarsi mezzi». Lo dice Massimo Fini nel suo «Il denaro, sterco del demonio».

Ma questo, in effetti, è un altro discorso.

Commenti