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Sì della Consulta alla Sicilia: "Niente riforma Gelmini" E ora si spera per l'Imu

Il dimensionamento delle classi resta lettera morta perché viola le prerogative autonomistiche. Ora pende il ricorso sul dl "Salva Italia": se sarà accolto i siciliani non pagheranno la tassa sulla casa

Sì della Consulta alla Sicilia: "Niente riforma Gelmini" E ora si spera per l'Imu

La riforma della scuola voluta dall'ex ministro Mariastella Gelmini, in Sicilia, resterà lettera morta, almeno per quanto riguarda i criteri di dimensionamento delle classi. Lo ha deciso la Corte costituzionale, che ha accolto il ricorso presentato dalla Regione in difesa delle prerogative autonomistiche. Ma la Sicilia adesso attende l'esito di un altro ricorso, quello contro il decreto «Salva Italia»: in caso di accoglimento, infatti, i siciliani potrebbero sfuggire alle maglie del pagamento dell'Imu, o almeno ritrovarsi a pagare la tassa secondo regole diverse dal resto d'Italia, che saranno fissate dalla regione stessa.
Diverse le questioni riguardanti la scuola e la tassazione, ma uguale il principio di fondo: lo statuto autonomistico siciliano garantisce all'Isola una serie di garanzie decisionali su temi cruciali quali scuola, appunto, o tasse. Per quanto riguarda la riforma Gelmini la Sicilia ha presentato ricorso «per violazione delle disposizioni statutarie che assegnano alla Regione la competenza legislativa primaria in materia di istruzione elementare e competenza legislativa concorrente in materia di istruzione media e universitaria, nonchè le relative funzioni esecutive ed amministrative in materia». In particolare il ricorso riguardava l'articolo 19, comma 4, della legge Gelmini, sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche. La decisione era stata suffragata da una delibera della giunta regionale che il 5 agosto 2011 aveva dato il via libera al ricorso alla Consulta. Nell'impugnativa, la Regione ha ribadito che, per lo statuto autonomistico, l'istituzione, l'aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole sono di competenza della Regione. Tra l'altro, l'amministrazione regionale aveva già emanato (con la legge regionale 6 del 2000), disposizioni sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche. Pertanto, gli indici e parametri stabiliti dalla legge statale erano in conflitto con quanto già stabilito dal legislatore siciliano. Con la sentenza la Corte Costituzionale ha riconosciuto la fondatezza delle tesi della Regione siciliana, riaffermando le prerogative regionali. La Corte ha ribadito, infine, la prevalenza delle norme regionali in materia di dimensionamento, sulle corrispondenti norme statali. Di fatto in Sicilia, dunque, la legge Gelmini non entrerà in vigore ed il dimensionamento scolastico sarà determinato in base alla legge regionale del 2000.
Diversa la questione per quanto riguarda l'Imu. In quel caso infatti la Sicilia eccepisce la mancata concertazione con le regioni autonomistiche. Lo statuto infatti prevede che rappresentanti delle regioni autonome siano invitati a partecipare al Consiglio dei ministri qualora si trattino materie che possono entrare in conflitto con le competenze specifiche delle Regioni. Il che, appunto, è avvenuto nel caso del decreto «Salva Italia». A ventilare la possibilità che i siciliani sfuggano alle maglie dell'Imu è l'assessore regionale all'Economia, Gaetano Armao. «Non posso dire, oggi, ai siciliani di non pagare l'Imu - dice al sito d'informazione BlogSicilia - perché ancora non c'è una pronuncia della Corte Costituzionale sul decreto "Salva Italia", ma sulla base della precedente sentenza della Corte si può pensare che, così come è, non è dovuto».Il riferimento è a una sentenza della Consulta del marzo scorso che, a proposito del decreto sul federalismo parla di «inapplicabilità» alla Regione siciliana in virtù dello Statuto. Il vizio di fondo, la mancata concertazione con le Regioni a statuto speciale. Lo stesso vizio di fondo del decreto Salva Italia.

Intanto, però, a meno che il verdetto della Consulta non arrivi prima della scadenza per il pagamento della prima rata, fissata il prossimo 18 giugno, i siciliani dovranno pagare.

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