Politica

"Il suo spettacolo è nascondersi dal video"

Gavino Sanna, esperto di comunicazione: "Non ha bisogno della televisione per prendere altri voti"

Roma - Scomparire per diventare più visibile. Creare suspence fino al rifiuto per uscire di scena con astuzia.
Gavino Sanna, cosa pensa della strategia antitelevisiva e contraddittoria di Grillo: mi faccio intervistare, anzi no?
«Credo che abbia fatto bene a non andare più in televisione».
Anche se l'aveva annunciato?
«Fa bene a rimanere puro e tra virgolette “vergine”».
Grillo vergine?
«Non è vergine, certo, è anni che pratica questo mestiere. Anche se era un comico, faceva la stessa cosa, in più, furbo, si faceva pagare».
E allora è sempre tattica?
«Magari è stata una furbata o l'ha fatto per creare aspettativa».
Questa contraddizione non può essere un boomerang, a sette giorni dalle elezioni?
«Il non andare in televisione non farà né caldo né freddo, in termini di voti, è già tutto fatto e deciso. Grillo può solo aumentare il consenso, dal mio punto di vista. Un pizzichino di esperienza ce l'ho anche io...».
Non apparire sul palcoscenico dominante può essere la scelta giusta?
«Da pubblicitario direi di sì. Nascondersi dalla tv è una bella mossa. Grillo non ha bisogno della televisione. Non vedo perché dovrebbe apparire. Per essere uguale agli altri? Ha la fortuna di essere così diverso che mi sembrerebbe uno sbaglio clamoroso».
Se non è strategia, perché ha cambiato idea?
«Si sarà ravveduto perché avrà visto il successo della piazza. Anche in Sardegna, quanta gente a Sassari e Cagliari, nei posti delle miniere, sotto la pioggia, è andata ad ascoltarlo. Basta aprire un giornale e vedere le orde fameliche che vanno a sentirlo. È un fatto nuovo nella nostra politica. Tutti cercano di vendere un esclusiva alla tv, ma alla fine non rimane niente che possa paragonarsi a quello che sta facendo Grillo. L'Oscar di questa stagione è suo».
Che cosa sta facendo Grillo?
«Incarna i pensieri di chi non ha mai avuto la possibilità di esprimerli. Penso al successo di Cossiga o di Sgarbi dei primi tempi. Rappresentavano il cavaliere senza macchia e senza paura, l'angelo vendicatore, e dicevano le cose che noi non avremmo mai avuto l'occasione di dire. La soddisfazione della gente è: finalmente c'è chi mi vendica, tra virgolette. Così le persone sono contente».
Ma la tentazione è pensare che Grillo non ami contraddizioni e domande.
«Sarebbe stata una chiacchierata con un giornalista di Sky, non è questione di paura. Alla fine della trasmissione, sarebbe stato tutto come prima. Forse andare in televisione poteva servire per le primarie, perché erano una novità per tutti. Ma era una partita a carte in famiglia».
Lei si sarebbe comportato come Grillo?
«Io non sarei andato in televisione. Chi dovrebbe accontentare? Il suo spettacolo lo porta nelle piazze. Che gusto c'è a diventare uno come gli altri? Se fossi un diverso perdente magari ti può essere utile, ma se sei un diverso vincente non c'è ragione per omologarti, per mascherarti».
Quindi la forza della televisione non serve a Grillo?
«La sua forza è che ha trovato il modo di dire a tutti quello che tutti pensano. È chiaro che bisogna farlo in maniera intelligente, con un talento particolare.

Ma stiamo parlando di un uomo sulle cui idee si può discutere, ma che, in quanto a talento di comunicatore, ne ha da vendere».

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