Cultura e Spettacoli

Santoro & C. i «malpancisti» dei palinsesti

Deluse le attese anche della Colò e della Cuccarini. E La7 ribolle in vista dell'arrivo di Floris...

Santoro & C. i «malpancisti» dei palinsesti

E ora tocca agli scontenti. Dopo gli annunci dei palinsesti Rai e Mediaset e in attesa dell'arrivo definitivo di Floris a La7 (dicono non abbia ancora firmato e giovedì la rete di Cairo conferma la nuova stagione...), nella vacatio televisiva di mezz'estate si sentono molti mugugni.

In Rai, soprattutto. Specialmente a Raitre. Carlo Lucarelli è rimasto malissimo quando ha scoperto che la sua Tredicesima ora era stata cancellata senza neppure una telefonata: «A me non hanno spiegato perché siamo stati tolti dal palinsesto, so soltanto che non andremo più in onda». E anche Licia Colò non sorride, visto che dopo anni non condurrà più Alle falde del Kilimangiaro dopo una sostanziale divergenza con il direttore Vianello che comunque «ha avuto la coerenza e la trasparenza di avvisarmi, non me l'ha fatto comunicare da altri». Al suo posto arriverà Camila Raznovich, con il mandato di rinnovare il format. E se Mara Venier è in attesa di conoscere il proprio destino (non più a Domenica In, qualcuno ipotizza Canale 5) e Paola Perego affronterà l'autunno senza Vita in diretta ma con Al Bano in Così lontani così vicini, Lorella Cuccarini incassa una delusione mica da ridere: sognava di sostituire Veronica Maya in quello che era Verdetto finale su Raiuno e invece si ritrova senza posto. Almeno per ora.

E chissà come la prenderà Bruno Vespa se saranno confermate le voci che circolano a Viale Mazzini, ma non solo. Nonostante Porta a Porta abbia ribadito con Renzi e Grillo la propria centralità politicotelevisiva, si dice che il lunedì potrebbe perdere la seconda serata a favore di Petrolio condotto da Duilio Giammaria e anche sette prime serate del mercoledì affidate a Massimo Giletti. Indiscrezioni, per carità, e vedremo gli sviluppi.

D'altronde, come si è visto, l'annuncio dei nuovi palinsesti non è più, come è stato per decenni, il battesimo insindacabile della nuova stagione, ma un appuntamento guida per la tv che verrà. È, insomma, uno degli snodi, certamente il più grande e autorevole, di quel telemercato che è destinato a non avere pause. Lo dimostra il caso Floris, ormai tormentone sui giornali e, si presume, anche all'interno di qualche rete tv. Voci sempre più ricorrenti confermerebbero che «Giova» non abbia ancora firmato il contratto con La7 che, peraltro, se ci fate caso, è stato «annunciato» dalla Rai con un paradossale gioco al rimpiattino. Questione di ore, magari. Oppure no: che ci sia qualche altra offerta che naviga sottotraccia? In ogni caso, Ballarò rimane in palinsesto su Raitre al momento senza conduttore ufficiale. Potrebbe essere Gerardo Greco, in arrivo da (o in concomitanza con) Agorà. O forse, ma pare improbabile, Bianca Berlinguer. Qualcuno ipotizza addirittura l'arrivo di un volto esterno come Corrado Formigli, in uscita da La7, o persino di Luca Telese, attualmente al timone del già riconfermato Matrix su Canale 5.

Ma sono verba che volant nella più alta stratosfera delle ipotesi. Molto più terreno sarebbe il mal di pancia di Michele Santoro, visto che l'arrivo di Floris gli toglierebbe non solo la supremazia carismatica nei talk show politici di prima serata su La7, ma aprirebbe una elettrizzante (forse per gli spettatori) e sicuramente sfiancante (per lui) diarchia di rete. Oltretutto, per quanto si può sapere, al momento il suo Servizio pubblico del giovedì arriverebbe per ultimo nella «settimana talk» della rete, dopo Piazzapulita, l'eventuale Floris al martedì (per di più corazzato con Crozza) e la confermata Gabbia di Paragone al mercoledì. Oltre al confronto di share, c'è anche quello ulteriore sugli argomenti e sugli ospiti da invitare in studio senza perdere il cosiddetto appeal e la necessaria attualità. Non sono dettagli e l'equilibrio non è poi così facile da trovare. Quindi, nonostante gli annunci urbi et orbi, il rumoreggiare degli scontenti dei nuovi assetti televisivi forse è destinato ad aumentare ancora. Almeno un po'.

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