Politica

Santoro sfrutta le minorenni per infangare Berlusconi

Pur di fermare le larghe intese, "Servizio pubblico" rispolvera il copione di accuse

Santoro sfrutta le minorenni per infangare Berlusconi

Gossip e codice penale. Cipria, rossetto e bunga bunga. Se si alza il coperchio, si può rovistare nel bidone all'infinito: un'intervista esclusiva può sempre saltare fuori e di questi tempi, con il Cavaliere impegnato nella complessa partita per il Quirinale, l'argomento è senz'altro allettante. Specialmente per Michele Santoro che ieri sera, nel corso del suo programma Servizio pubblico, ha aperto una finestra su quel passato mai chiuso e ha rievocato Noemi e Ruby, ovvero le due ragazze che hanno dato e danno un sacco di guai a Silvio Berlusconi e ne hanno azzoppato l'immagine. Ricordate? Gli spifferi su Noemi Letizia cominciarono a uscire all'indomani della grande manifestazione del 25 aprile 2009, quella che aveva presentato agli italiani un Berlusconi statista, rispettato anche dalla sinistra e dai partigiani. Le voci sulla bionda ragazza di Portici sporcarono il profilo di Berlusconi che aveva raggiunto una popolarità straordinaria.
Oggi, con il Pd tarantolato da faide interne e con l'ingorgo delle nomine istituzionali, Noemi e Ruby e poi gli amplessi, le sconcezze, i festini a base di minorenni vanno bene per ricacciare Berlusconi in un angolo.

Santoro dunque dà voce a Francesco Chiesa Soprani, ex agente, nientemeno, di Letizia Noemi e restituisce agli italiani, già stremati dalla crisi economica, un clima torbido, vizioso, da basso impero. Un racconto di sporcizia e decadenza alla Edward Gibbon. Chiesa Soprani non si perde in preamboli: «Noemi mi spiegò che quando era minorenne, a Roma, ci fu un rapporto consenziente. Questo segreto - aggiunge il manager - non fa male a Noemi ma fa male agli italiani». E colpisce duro nel momento in cui Berlusconi e Bersani stanno faticosamente cercando un'intesa prima per il Quirinale e poi per Palazzo Chigi. «Lei e il papà - ricorda Chiesa Soprani - vennero in studio da me. Il padre mi disse: “Guarda Francesco, il discorso economico non m'interessa in quanto chi di dovere, e uscì il nome di Berlusconi, ci ha già pagato”».

Ma i guai non vengono mai da soli e così l'agente estrae un episodio che ha per protagonista Ruby: «Guardi - gli avrebbe detto la giovane replicando spavalda alla sua proposta di seguirla sul campo professionale - che qua io ho già Lele Mora, Emilio Fede e Silvio Berlusconi che si stanno occupando di me, siccome sono minorenne». Ecco, l'oggetto del processo, la controversia anagrafica sull'età di Ruby, cade come una colpa addosso al Cavaliere. Lei, Ruby, chiude alla grande la sua confessione, oggi rilanciata da Santoro: «Io sto qua perché mi pagano la casa, mi danno i soldi, mi fanno divertire...».

Sesso e marchette. Altro che larghe intese. Il caso Ruby, congelato in aula, rientra dallo schermo in una serata all'insegna dell'antiberlusconismo militante. E riaccende l'eterna zuffa. «È incredibile - afferma l'avvocato Niccolò Ghedini - che un programma televisivo mandi in onda un servizio consimile privo di ogni fondamento senza alcuna verifica e alcun contraddittorio. In particolare è sufficiente una ricerca su internet per scoprire che il presunto scoop è una riproposizione di dichiarazioni già rilasciate da Soprani a Vanity Fair nel 2011 e al Fatto Quotidiano nel 2012».

Non è finita. Basta spegnere la tv e tornare in tribunale, a Bari: qui, nel corso dell'udienza preliminare sulle escort di Gianpaolo Tarantini, altro capitolo scabroso, il gip ha ammesso le intercettazioni fra la showgirl Sara Tommasi, il Cavaliere, suo fratello Paolo e il calciatore Mario Balotelli.

Su il coperchio: si attendono altri dettagli a luci rosse.

Commenti