Politica

La scandalo tessere moltiplica i veleni sulle primarie Pd

Civati chiede di annullare i congressi inquinati. Renziani stizziti: "Non fermare il treno in corsa"

La scandalo tessere moltiplica i veleni sulle primarie Pd

«Stiamo dando l'immagine di un partito in cui la corsa per il potere è più importante del rispetto delle regole», denuncia Pippo Civati, uno dei quattro candidati alla segreteria del Pd.
E, ci tiene a sottolinearlo, il più outsider di tutti, nonché «il primo a denunciare, dieci giorni fa», l'orrendo pasticcio del tesseramento selvaggio ad un partito al quale, fino a pochi mesi fa, nessuno sembrava volersi iscrivere: a settembre, solo 250mila avevano deciso di farlo, la metà dell'anno precedente. Civati chiede di annullare i congressi inquinati però, come Renzi e Pittella, non accoglie la proposta di Gianni Cuperlo che aveva chiesto di bloccare subito il tesseramento, e anzi la respinge al mittente: «È incredibile e anche molto ipocrita che a scandalizzarsi sia proprio chi ha tra i propri sostenitori e candidati sul territorio i signori delle tessere».

Peraltro non è certo la prima volta che episodi di malaffare costellano le procedure di selezione interna del Pd. Basti ricordare i casi più celebri, guarda caso in quel di Napoli: le primarie per il sindaco, nel gennaio del 2011, vennero annullate da Roma dopo che gli altri candidati accusarono l'eurodeputato Andrea Cozzolino di aver portato ai seggi (alla modica cifra di 5 euro l'uno, pare) file e file di cinesi. E nelle primarie nazionali del 2012, sempre in Campania, gli inviati di Matteo Renzi scoprirono che l'elenco dei votanti registrati al primo turno non esisteva, e i responsabili locali sostennero di averlo consegnato alla nettezza urbana subito dopo il voto (aveva vinto Bersani, ovviamente). E persino le mitiche prime primarie del 2005, quelle di Prodi, sono segnate da misteri buffi: si disse che i votanti erano stati addirittura 4 milioni, ma il loro elenco, richiesto da più parti, non venne mai alla luce.

Cuperlo, additato da Civati come il candidato del vecchio apparato, non retrocede: «Sul discorso tessere non mi arrendo - dice -. Non è una polemica mossa nei confronti di qualcuno, è un fatto che riguarda tutti noi e ne va dell'autorevolezza e della dignità del partito». I renziani però respingono stizziti le richieste di fermare il treno in corsa da parte di chi, ricorda Domenico Petrolo, «ci ha imposto questo allucinante sistema di voto, per sganciare il voto sul territorio da quello per il segretario nazionale». E a farlo, spiega, sono stati proprio «gli stessi che oggi animano e sostengono la candidatura di Cuperlo, a cominciare dai bersaniani. Sono loro che hanno voluto i congressi provinciali in questa fase, e sempre loro che gestivano il partito mentre migliaia di tessere venivano inviate senza nessun controllo nei territori».

Intanto, da Napoli, proprio Cozzolino (protagonista delle primarie annullate nel 2011) denuncia di essere stato iscritto d'ufficio e poi respinto al seggio del congresso provinciale: «Mi hanno informato che le votazioni per eleggere i delegati all'assemblea provinciale del Pd erano chiuse e si erano fermate a domenica scorsa» racconta «una cosa del genere non mi era mai capitata, da quando a 15 anni mi sono iscritto alla Fgci».

E da Cosenza il gruppo locale dei renziani scrive ad Epifani per chiedergli di «ristabilire la legalità in un congresso che si è svolto e continua a svolgersi al di fuori di ogni principio democratico».

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