Politica

Se basta una cambiale per aiutare lo sviluppo

Se basta una cambiale per aiutare lo sviluppo

C'era una volta la lira emessa a credito direttamente dallo Stato, valuta flessibile grazie alla possibilità di svalutarla. E c'era una volta la cambiale, di fatto una moneta parallela con un costo irrisorio rispetto ai tassi d'interesse bancari, che consentiva di promuovere lo sviluppo posticipando e dilazionando il pagamento accompagnando in modo sostanzialmente equo il rapporto tra uscite e entrate. Grazie all'accoppiata lira e cambiale l'Italia ha realizzato il boom economico nel dopoguerra, le imprese italiane sono diventate le prime in Europa per esportazioni e il Made in Italy è asceso come marchio d'eccellenza nel mondo, così come l'80% delle famiglie è diventata proprietaria della propria casa e il reddito delle famiglie italiane ancor oggi, pari a 9.600 miliardi di euro, è più cospicuo di quello delle famiglie in Germania, in Francia e in Gran Bretagna.
Una volta persa la nostra sovranità monetaria, costretti a vendere i nostri prodotti con una moneta forte, l'Italia ha perso il primato delle esportazioni, si è dimezzato il potere d'acquisto, è calata la produzione, si sono contratti i consumi, è cresciuto il debito complessivo dello Stato, delle imprese, delle banche e delle famiglie. Pur restando sostanzialmente uno Stato ricco, la popolazione italiana si sta impoverendo sempre di più con la moria di 1 impresa ogni 1,5 minuti, di cui in gran parte sono imprese creditrici perché chi deve pagare non ha i soldi e il principale debitore insolvente è lo Stato che deve 100 miliardi di euro alle imprese.
Di fronte a questo «circolo vizioso perverso a causa della mancanza di liquidità che provoca a sua volta l'allungamento dei tempi di pagamento a livelli non più sostenibili, a cui corrisponde l'esplosione del numero di imprese insolventi», l'imprenditore bresciano Carlo Zizioli ha lanciato un appello a tutti gli imprenditori per «consentire al nostro sistema delle micro, piccole e medie imprese di ottenere l'approvazione di un provvedimento legislativo idoneo a rendere efficace ed operativa la proposta di valorizzazione della cambiale nei tempi più brevi possibili. La proposta si fonda sull'uso della cambiale come mezzo di pagamento con possibilità di girata e, a seguito della riduzione del costo dell'imposta di bollo, tale sistema riprodurrà le condizioni auree degli Anni '60».
Concretamente Zizioli chiede «a tutti i partiti effettivamente interessati a fare ripartire il processo di ripresa economica, di inserire nel proprio programma di governo, in via prioritaria e come primo provvedimento da adottare sotto forma di decreto legge», di «ridurre l'imposta di bollo sulle cambiali portandola dall'attuale 12 per mille al 2 per mille». La cambiale «deve essere considerata idonea ed accettata come normale pagamento sia fra imprenditori nonché per il pagamento delle seguenti imposte: Iva, Inps, Irpef, Ires, Irap, Imu, Tassa di registro e catastale, Casse previdenziali professionisti, Equitalia; il costo per l'incasso, senza ulteriori commissioni, limitato ad euro 1».
Zizioli sottolinea le conseguenze positive per lo Stato: nessun costo a carico del bilancio dello Stato; maggior introito derivante dall'imposta di bollo della cambiale; maggior gettito per l'Erario per effetto dei minori costi da portare in detrazione da parte delle imprese; maggior lavoro e di conseguenza maggiore occupazione con sensibile aumento del gettito fiscale; minor insolvenza delle aziende nei confronti dell'Erario; possibilità di utilizzare le cambiali a pagamento dei propri debiti nei confronti delle imprese creditrici.
Così come sono positive le conseguenze per le imprese: disponibilità immediata di una forma alternativa di pagamento mediante girata del titolo di credito; riduzione pressoché totale delle problematiche inerenti ai pagamenti di fine mese; minor spesa per costi ed interessi che, se calcolati ad un tasso medio prudenziale pari al 6% annuo con le relative commissioni bancarie, comportano un risparmio annuo di, rispettivamente, euro 13.085.342.466,00, se riferito alle aziende con un fatturato compreso da euro 500.000.00 ad euro 25.000.000,00, ed euro 3.202.060.274,00, se riferito a quelle con un fatturato da euro 60.000,00 e fino ad euro 499.999,99.
A differenza delle grandi imprese e banche che non fanno altro che pretendere denaro pubblico privatizzando gli utili e socializzando le perdite, i piccoli imprenditori chiedono soltanto di metterli nella condizione di poter produrre per creare lavoro, favorire la collettività e legittimamente perseguire il giusto profitto. In quest'ambito la proposta di rivitalizzare la cambiale è proficua per tutti e senza nessuna controindicazione. Nasce dal basso, da coloro che tutte le mattina si rimboccano le maniche, lavorano e producono.

E' fin troppo semplice per essere compresa dai professori? E' fin troppo trasparente per essere accettata dai mercanti della politica? E' fin troppo costruttiva per essere condivisa dai professionisti della partitocrazia?
twitter@magdicristiano

Commenti