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Ma se picchia l'ultrà il celerino è un eroe

Il doppiopesismo dei manganelli: i poliziotti che caricano i manifestanti violenti sono picchiatori ingiusti, mentre quelli che ogni domenica manganellano gli ultrà fanno bene

Ma se picchia l'ultrà il celerino è un eroe

Va bene che tutto è relativo, ma spiegateci questa: abbiamo letto che i poliziotti che hanno caricato i manifestanti violenti di Roma, di Milano, di Torino, di Padova sono dei picchiatori ingiusti, mentre quelli che ogni domenica manganellano gli ultrà negli stadi fanno bene, anzi sono dei poveracci che vengono spediti a prendere insulti, monetine, sputi per quattro spiccioli. Due pesi e due misure, classico dell'Italia: non esiste una realtà, ma la realtà modificata dalla propria percezione di un fatto. La piazza dei manifestanti è sacra, la curva no. Chi indossa un casco e fa la testuggine contro gli agenti, chi imbraccia mazze e bastoni per aggredire i poliziotti, chi sradica sanpietrini per lanciarli contro non può essere diverso da chi nello stadio fa la stessa cosa. Invece da noi è così: il luogo fa la differenza. Il comportamento è il medesimo, ma la polizia non può reagire nello stesso modo.
È la follia, ma si sa: questo Paese dà alla piazza e ai cortei una dignità che supera abbondantemente la loro portata politico-culturale. I ragazzi coi caschi e le bandane a coprire il volto non sono diversi da quelli a torso nudo che millantando il tifo per una squadra cercano lo scontro con poliziotti e carabinieri. Dice: in piazza a manifestare ci vanno i ragazzi che hanno valori, che rappresentano il futuro dell'Italia, mentre allo stadio ci vanno i barbari, quelli che il futuro non ce l'hanno, non lo vogliono, quindi figurati se possono rappresentarlo. Balle. È il razzismo della massa: la verità è che l'humus degli ultrà violenti e quello dei manifestanti violenti è identico. I secondi sono soltanto più furbi: usano parole più efficaci per raccontare la stessa cosa, e cioè che vogliono menare, vogliono fare male, odiano le divise, odiano lo Stato, odiano tutti. Gli ultrà, invece, sono sempliciotti.
Così chi si indigna oggi per le manganellate (i lacrimogeni sparati dalle finestre del ministero appartengono ad altro) date al corteo contro la crisi, cita Pasolini quando vede i poliziotti che reagiscono alla violenza delle curve: in pratica se i violenti sono politicizzati, è la polizia che è fascista e squadrista; se i violenti sono tifosi di calcio, la polizia picchia per difendere la civiltà.
Siamo un Paese ridicolo che si copre di ridicolo. I poliziotti sono gli stessi e reagiscono allo stesso modo: allora perché questo doppiopesismo? Perché dobbiamo sempre trovare una chiave sociologica per raccontare la violenza di piazza. Per giustificarla. Per dire: la polizia non ha guardato in faccia a nessuno, ha colpito i cattivi e i buoni alla stessa maniera. Ecco: qualcuno alza il dito per dire che accade la stessa cosa anche negli stadi? No. Il problema è semplice: la polizia ha ragione in un caso e nell'altro. Qui non si parla di esagerazioni, ovvio. Ma di reazioni a un'offesa, a un'aggressione. Che è uguale se avviene per la strada dietro gli striscioni contro la crisi e se avviene in una curva dietro lo striscione di una squadra di calcio.

Ma forse questo è un discorso troppo semplice per essere capito.

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