Politica

Segnali dal tribunale: Cav a rischio bavaglio per le frasi sui giudici

Ipotesi "diffida" dopo le dichiarazioni rese a "Piazza pulita". E Vietti (Csm) avverte: "Le frasi sul Colle? Scherza col fuoco"

Milano - Le prime avvisaglie di insofferenza verso quello che considera un fastidioso bavaglio si erano registrate solo pochi giorni fa. Lanciando le candidature di Forza Italia per Strasburgo, Silvio Berlusconi si era limitato a dire che esiste «una corrente della giustizia che ha dichiaratamente finalità di intervento nella politica». Lunedì, intervistato da Corrado Formigli nel corso della trasmissione Piazzapulita, l'ex premier ha rotto gli indugi. I servizi sociali a cui è stato destinato? «È ridicolo pensare che si possa rieducarmi consegnandomi a dei colloqui quindicinali con assistenti sociali». Di più, è «ricolo non per me, ma per il Paese». La sentenza Mediaset? «Un colpo di Stato, con questo processo hanno reso incandidabile il leader del centrodestra». Parole che ieri sono rimbalzate nelle stanze del tribunale di Sorveglianza di Milano, da cui è partito un messaggio molto chiaro per il (dimissionario) Cavaliere: occhio. Perché se è vero che nessuna procedura per la revoca dell'affidamento è stata ancora ufficialmente istruita dal presidente Pasquale Nobile De Santis né dal giudice Beatrice Crosti, è ancora più vero che le dichiarazioni di Berlusconi verranno pesate e - qualora dovessero contravvenire alle prescrizioni imposte il 15 aprile scorso dal provvedimento della Sorveglianza - potrebbero costare a Berlusconi un pezzettino della propria agibilità politica.

Che significa? Almeno in linea teorica, che al leader di Forza Italia potrebbe essere notificato un atto in cui si «diffida severamente l'affidato - è questa la formula generalmente utilizzata in casi simili - a una più attenta osservanza degli obblighi imposti(...) e avvisa che qualunque ulteriore violazione di tali obblighi comporterà la sospensione e la revoca della misura in corso». Una sorta di ammonizione, un cartellino giallo con cui si invita il condannato a rispettare i limiti imposti dall'ordinanza del tribunale. Una conseguenza piuttosto blanda, anche considerando che non esiste un tetto alle diffide oltre al quale scatta in automatico la perdita del beneficio. Tradotto - a meno di drastiche virate da parte delle toghe milanesi - appare molto remota la possibilità che a Berlusconi venga revocato l'affidamento in prova e inflitta la detenzione domiciliare. Allo stato, infatti, non solo la Sorveglianza di Milano non ha chiesto i filmati di Piazzapulita a La7 (in realtà, il programma è prodotto da Magnolia), limitandosi a una visione liberamente tratta da You Tube, Google e siti di informazione, ma ha ufficialmente smentito l'attivazione di procedure contro il Cav. Eppure dal tribunale sembra arrivare un segnale. Ed è un segnale che cade nel pieno della campagna elettorale per le prossime elezioni europee di fine maggio. Perché le frasi «offensive» di Berlusconi «che dimostrano spregio nei confronti dell'ordine giudiziario - era scritto nell'ordinanza con cui il tribunale di Sorveglianza di Milano affidava il Cavaliere ai servizi sociali - ben potrebbero inficiare quegli indici di resipiscenza», dimostrati dal leader di Fi dopo la sentenza definitiva. Al «condannato B.» si chiedeva di deporre l'ascia di guerra contro i magistrati, tradizionalmente uno dei temi caldi della corsa alle urne dell'ex presidente del Consiglio. Berlusconi, proprio in queste ore, sta sbattendo contro quell'impedimento. E rischia di pagarne le conseguenze.

Ma c'è un altro messaggio che è arrivato al Cavaliere. Ed è quello lanciato nel pomeriggio di ieri da Michele Vietti, vicepresidente del Csm, l'organo di autogoverno dei magistrati presieduto dal presidente della Repubblica. Perché nell'intervista a Formigli, l'ex presidente del Consiglio aveva chiamato in causa il capo dello Stato, reo di non avergli concesso motu proprio la grazia. Più duramente, intervenendo ieri a Mattino Cinque, il Cavaliere aveva liquidato Napolitano con una battuta: «Profondo rosso». «Chi pensa di far campagna elettorale utilizzando il presidente della Repubblica scherza col fuoco - ha sibilato Vietti - Napolitano è per tutti gli italiani la garanzia del corretto rispetto delle regole e dell'equilibrio tra poteri. Il mio consiglio è: scherziamo con i fanti e lasciamo stare i santi». Consiglio.

O avvertimento.

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