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"La Service tax? Anche a carico degli inquilini"

Sforza Fogliani avverte: «Addebitarla solo ai proprietari colpirebbe il mercato degli affitti»

"La Service tax? Anche a carico degli inquilini"

Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia. Voi siete a favore della Service Tax, ma tra i nodi ancora da sciogliere c'è da decidere a chi spetterà pagarla. Se a farsi carico di tutto, compresa la tassa sui rifiuti, fossero i proprietari?
«Si stravolgerebbe il principio alla base della Service tax secondo il quale paga chi usufruisce del servizio. E si colpirebbe il mercato degli affitti, che è già in crisi».

Quindi come la farebbe la nuova tassa su servizi e immobili?
«Dovrebbe avere una componente di servizi indivisibili e una sui servizi di raccolta dei rifiuti solidi urbani a carico dell'inquilino. Al pagamento della componente indivisibile dovrebbero concorrere inquilini e proprietari. Un'imposta a due teste come era previsto a suo tempo nel federalismo fiscale del governo Berlusconi modificato dal Parlamento nell'ottobre 2011. Con un ulteriore modifica: fare in modo che anche gli inquilini non residenti si facciano carico di parte dei servizi indivisibili, come la sicurezza e l'illuminazione».

Si dirà che lei vuole colpire chi affitta che è la parte debole.
«Sarebbe una visione ottocentesca. Gli affittuari sono 4,5 milioni e non sono tutti indigenti, soprattutto se non residenti. Pensi solo a un politico che affitta un appartamento a Roma. Tenga conto che quando fu istituita l'Ici nel '92, si prevedeva addirittura che fosse a carico degli inquilini».

Tornando alla Service tax, diceva che anche gli inquilini, compresi quelli non residenti nell'immobile, dovrebbero concorrere a pagarla...
«Certo. In Francia in Germania in Spagna e in Olanda concorrono a pagarla insieme al proprietario. Nel Regno Unito la tassa è addirittura tutta a carico degli inquilini. In Belgio pagano sulla base del reddito».

Si è appellato all'Anci affinché non trasformi la Service tax in un'imposta aggiuntiva. Sono i sindaci che frenano?
«L'Anci si oppone a un vero federalismo competitivo. I comuni si accordano per alzare le imposte e secondo me servirebbe un intervento dell'Antitrust per impedirlo. Se si vuole il federalismo, come ha scritto il Giornale recentemente, deve essere fatto in modo che convenga abbassare le tasse piuttosto che aumentarle».

Chi dovrebbe decidere come modulare la Service tax?
«La legge nazionale deve stabilire i parametri per giudicare chi beneficia dei servizi. Penso a criteri come la vicinanza a scuole e trasporti, lo stato dell'illuminazione. I sindaci dovrebbe decidere come applicarli e quali categorie esonerare del tutto».

Anche per la sua proposta servirebbero coperture. Dove le cercherebbe?
«Noi abbiamo calcolato che incentivando, a costo zero, la locazione degli immobili commerciali, le entrate fiscali potrebbero raddoppiare da otto a 16 miliardi».

In che modo incentivare?
«Con la flessibilità contrattuale. Accorciando la durata minima delle locazioni commerciali, che ora è di 12 o 18 anni. Poi ci sono circa 700mila unità immobiliari non locate perché inagibili. Con la ristrutturazione si attiverebbe un giro di affari di 8 miliardi. Poi servirebbe qualche modifica alla riforma del condominio, soprattutto nella parte che prevede per i lavori comuni la creazione di un fondo pari all'intero costo dell'intervento. Bisognerebbe potere pagare ad avanzamento dei lavori».

In questi giorni l'unico incentivo all'affitto che circola è un aggravio che riguarda le case sfitte, sulle quali si dovrebbe pagare, oltre all'Imu, anche l'Irpef.
«Peccato che la gran parte dello sfitto oggi sia involontario. Gli immobili non sono locati perché nessuno li vuole. Assurdo colpire chi già sta pagando il costo della crisi».

Altre cose che metterebbe nella riforma?
«Bisogna fare sparire le tasse di scopo che sono come delle addizionali Imu. Poi abolire il tributo ambientale che va alle province. È il 5% dell'Imu. Nessuno ne parla, pochi sanno che esiste, ma le province lo incassano.

Cosa ci facciano è un mistero».

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