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Sgarbi lascia Miss Italia e Palazzo Chigi congela il dossier sui compensi

Il critico: "Faccio con onore il sottosegretario, contro di me una manipolazione della realtà"

Sgarbi lascia Miss Italia e Palazzo Chigi congela il dossier sui compensi

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«Per lui Miss Italia finisce qui». Con questa battuta, Fabio Petrella, parlamentare di Fdi, aveva risposto a una domanda sulla presenza del sottosegretario Vittorio Sgarbi alla prossima edizione della kermesse di Patrizia Mirigliani. E in effetti al critico d'arte era stato offerto il ruolo di presidente della giuria. Ma ha optato per il no. È stata la stessa numero uno a chiarire, in prima battuta, lo stato dell'arte: «Sgarbi era stato contattato diverso tempo fa - ha spiegato la Mirigliani, durante la conferenza stampa dell'edizione annuale di Miss Italia che si è svolta alla Camera dei deputati - ci sono state delle interlocuzioni fra noi, ma non hanno avuto un seguito recente e ad oggi ritengo che non sarà con noi. Era stato scelto in giuria per la sua capacità di saper raccontare la bellezza, ma la sua presidenza non è confermata». Ma è stato lo stesso Sgarbi a chiarire un po' meglio il quadro, rinunciando di fatto alla possibilità di presiedere la prossima giuria di Miss Italia: «Alla lettura delle dichiarazioni fatte nel corso della conferenza stampa di oggi, sono felice che le violente polemiche contro di me abbiano ottenuto il risultato di dimostrare la mia incompatibilità con Miss Italia». E ancora: «Faccio con onore il Sottosegretario, ma per fare il presidente di Miss Italia occorre almeno essere ministro», ha scherzato.

Sullo sfondo, dimora la questione degli addebiti sollevata dal Fatto Quotidiano. Quella che il sottosegretario e noto volto televisivo ha in buona sostanza smentito. Anche ieri, con un comunicato inerente a un altro articolo del giornale diretto da Marco Travaglio, Sgarbi ha di nuovo preso posizione. E ha definito una «manipolazione dei fatti» la versione secondo cui gli uffici del sottosegretario avrebbero cercato di cancellare le «impronte» di una missione a Messina. «Non ha chiesto nessun annullamento, ma a una precisa sollecitazione dell'ufficio missione e rimborsi (giunta via mail) ha risposto che non vi erano rimborsi da effettuare», ha specificato. Palazzo Chigi ha comunque annunciato approfondimenti sulla storia degli addebiti, come emerso due giorni fa, prima di una vera e propria valutazione. Ieri il sottosegretario alla Cultura è però intervenuto su un altro tema caldo di giornata, ossia la nomina di Pietrangelo Buttafuoco come presidente della Biennale di Venezia. Sgarbi l'ha definita una «straordinaria notizia». Perché lo scrittore siciliano ha «idee, passione, e una visione non prevedibile e convenzionale del nostro tempo, della storia, del costume, del teatro; strumenti necessari per una discontinuità che faccia uscire la Biennale dai luoghi comuni». E anche la conversione all'islam dell'intellettuale è stata fotografata come una «garanzia di originalità». Il presidente della commissione Cultura alla Camera Federico Mollicone ha detto la sua sul caso dei presunti addebiti. «A me sembra che tra il ministro e il sottosegretario Sgarbi ci sia una stima reciproca e hanno entrambi smentito certi toni. Dopo di che, ovviamente vedremo quello che accade», ha premesso, riferendosi pure alla prese di posizione del ministro della Cultura.

«Penso anche non sia una questione politica - ha proseguito Mollicone, esponente di Fratelli d'Italia - tra l'altro riguarderebbe periodi in cui Sgarbi non aveva questo incarico», ha chiosato.

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