Politica

Sgridato a Berlino e Parigi, il premier incassa le critiche ma tiene duro

Sgridato a Berlino e Parigi, il premier incassa le critiche ma tiene duro

C'è un ritratto celebre, firmato dal surrealista Magritte, quello «dell'uomo con bombetta», dallo sguardo che non si vede, perché, davanti al volto, gli sta appiccicata una colomba. E poi, specchio dei tempi moderni c'è un altro ritratto. Il ritratto dell'uomo che gira l'Europa col cappello in mano, Antonis Samaras. L'uomo dallo sguardo sempre tristanzuolo, da quando si è preso questa bella briga di cercare di tirar fuori la sua Grecia dai guai. Tiene gli occhi bassi come se si sentisse perennemente in colpa, Samaras.
Persino avant'ieri, all'Eliseo quando Hollande prima di bacchettarlo, lo ha ricevuto con tutti gli onori, teneva gli occhi bassi sfilando sulla passatoia vermiglia. In effetti, non passa giorno che alzi il telefono e non si senta rimbrottare di tutto e di più da Frau Merkel, la Cancelliera perennemente arrabbiata. E quando non lo fa lei, lo fanno i suoi ministri e i suoi (nel senso di tedeschi) giornali.
O il suo entourage di parenti, amici e conoscenti premier, più o meno di levatura, che facciano parte o no, della famosa Troika. Tanto che ieri, nella stessa musicale lingua della Merkel, (ma suscitando ovviamente la sua ira) il cancelliere austriaco Werner Faymann si è sentito in obbligo di rincuorarlo e si è detto «favorevole alla concessione di tempi un po' più lunghi, anche due-tre anni, alla Grecia per ripagare i propri debiti». Comunque vai a fidarti anche di chi ti riserva tutti gli onori, perché anche Francois Hollande, al momento dei salatini con l'«aperò», gli ha sbattuto in faccia che «la Grecia deve dimostrare la credibilità dei suoi impegni e la volontà dei suoi dirigenti di andare fino in fondo». E pensare che Samaras lo considerava il più malleabile degli alleati.
Quando venerdì 24, con voce grave e occhiaie segnate dalla tensione e dalla stanchezza, si è presentato in casa del leone, cioè a rapporto da Angela Merkel a Berlino, a quest'uomo di 61 anni, catapultato in una vicenda molto più grande di lui, ogni tanto tremava la mano che impugnava il suo foglietto di appunti per un discorso decisamente importante. Mentre, di tanto in tanto, lo sguardo lo alzava, sì, ma solo per cercare quello di «Angela». Per intravedere almeno un barlume di serenità in quell'orizzonte cupo che si trova davanti. Eppure, sempre col cappello in mano, ma con la dignità che non si deve mai svendere, alla Merkel è riuscito comunque a dire «che alla Grecia serve una proroga, una dilazione di pagamento e che questa storiaccia di chi, ogni giorno, specula sulla sua uscita dalla moneta unica, è ora che finisca». Poi, concludendo, si è portato la mano sul petto due volte. Una per dire che i greci sono un popolo orgoglioso e non vogliono dipendere dai soldi degli altri. L'altra per ringraziare, in tedesco, con un fervido herzlichen Dank.
La sua bella frase: «Il popolo greco è un popolo orgoglioso. Non ci piace dipendere dai soldi prestati dagli altri. Vogliamo camminare sulle nostre gambe», ha fatto il giro del mondo. Così come quella che ha distillato al giornale tedesco Bild in cui spiega che «chiediamo soltanto un po' più di respiro per fare le riforme, far girare l'economia e aumentare gli introiti statali. Ma più tempo non significa automaticamente più soldi».
Non che abbia spuntato molto in verità, se si considera che, dopo la gelida e inespressiva Cancelliera che lo ha ascoltato a Berlino, e gli ha regalato soltanto ieri, dopo averci pensato un po' su, qualche timida parola di comprensione e di «apprezzamento», sempre ieri ha fatto le sue veci nell'operazione bacchettamento, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, scartando ogni ipotesi di dilazione. «Più tempo significa più soldi - ha affermato in un'intervista al Tagesspiegel am Sonntag - E significherebbe anche un nuovo programma di aiuti, una strada che non è certo quella giusta per risolvere il problema fondamentale della zona euro».


Lui però, l'uomo dall'aspetto tristanzuolo che gira col cappello in mano, ci crede: «La Grecia riuscirà a rimanere nell'euro, anzi, svolgerà un ruolo importante nell'Unione europea».

Commenti