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Si alza il velo sulla manovra: pagano anziani e famiglie

Il supposto sconto fiscale varato dal governo è virtuale. Per gli 8 milioni della no tax area le spese aumentano da 20 a 80 euro. L'Iva, che farà aumentare l'inflazione, può arrivare a 540 euro

Calcolatrice alla mano, gli italiani stanno facendo i conti del supposto sconto fiscale varato dal governo. E si stanno accorgendo che, nella maggior parte dei casi, lo sconto è virtuale. Messi tutti insieme, la mini-riduzione Irpef, l'aumento di un punto delle due aliquote Iva, e soprattutto i limiti introdotti alle detrazioni e deduzioni fiscali, rappresentano di fatto un aggravio del fardello tributario per la stragrande maggioranza delle famiglie italiane. Ed è davvero singolare il fatto che siano le fasce più deboli ad essere colpite più duramente.

L'effetto combinato «meno Irpef-più Iva» danneggia particolarmente i cittadini in difficoltà economiche: pensionati al minimo, o comunque con trattamenti al di sotto della no tax area; cassintegrati; titolari di assegni sociali. In tutto, circa 8 milioni di persone che grazie all'aumento dell'Iva si troveranno a spendere da una ventina a un'ottantina di euro in più all'anno. Secondo la Cgia di Mestre, un pensionato al minimo con reddito di 7.321 euro si troverà a pagare, a parità di consumi, oltre 45 euro in più nel 2014, quando l'aumento Iva varrà per i dodici mesi (la metà per il 2013, perchè l'incremento scatta a fine giugno). Per il cassintegrato con moglie e figlio a carico, e un'indennità di 900 euro al mese, l'aggravio sarà di 35 euro per il 2013 e di 70 euro per il 2014. Il pensionato titolare di assegno sociale da 5.577 euro l'anno pagherà fino a 32 euro in più.

Ma non si deve trascurare il fatto che l'aumento dell'Iva porterà anche effetti inflattivi indotti: oltre all'aumento dei prodotti ci sarà il rincaro dei trasporti. Nè si deve dimenticare che stavolta salirà anche l'aliquota ridotta, quella applicata ai beni di prima necessità, dal pane alla pasta, dal latte alle uova, dalla carne all'acqua minerale. L'inflazione sulla «borsa della spesa», che già l'Istat misura al 4,7%, salirà inevitabilmente. L'impatto previsto dal Codacons è in una forchetta fra +0,7% e +1,1%. In cifra, si tratta di un maggiore esborso calcolato fra i 273 e i 378 euro. Non dimentichiamo poi che l'Iva impatta, oltre che sui beni, anche sulle bollette e sulla benzina. E il conto sale.

Il governo si è poi dimenticato di tener presente che l'operazione dare-avere (più Iva, meno Irpef) danneggia le famiglie con figli, in particolare quelle monoreddito. È evidente che a fronte di una riduzione fiscale che riguarda un componente, il percettore del reddito, l'aumento dell'Iva riguarda i consumi di tutti i componenti del nucleo. Se i figli a carico sono due, la maggiore spesa sarà di almeno 432 euro, e se i figli sono tre si arriva a 540 euro, il tutto al netto degli arrotondamenti di prezzo che sempre accompagnano gli aumenti dell'Iva. Redditi bassi e famiglie numerose sono dunque i vasi di coccio. Non è un caso che in Parlamento si scaldino già i motori per una vera e propria corsa all'emendamento.

Tutto questo, a fronte di uno sgravio Irpef che, nel migliore dei casi - cioè per i redditi da 28mila euro in su - vale 280 euro l'anno. Ma attenzione: su questo risparmio grava una spada di Damocle, rappresentata dai nuovi limiti alle detrazioni e alle deduzioni fiscali. Su questo fronte le certezze sono ancora poche, sarà necessario attendere il testo del disegno di legge. Tuttavia, si sa che per le deduzioni fiscali (rappresentate dalla spese che vengono dedotte dall'imponibile) ci sarà una franchigia di 250 euro. Mentre per le detrazioni d'imposta, il provvedimento ipotizza un tetto massimo di 3.000 euro.

Per quanto riguarda le deduzioni (versamenti contributivi personali oppure, esempio tipico, i contributi per le colf), la franchigia praticamente assorbe quasi per intero lo sconto fiscale. Più difficile capire come funzionerà il meccanismo per quanto riguarda le spese mediche, alcune deducibili, ed altre detraibili. Non è ancora chiaro, inoltre, se il tetto di 3.000 euro per le detrazioni cumula tutto, dai mutui prima casa alle ristrutturazioni, dalle spese per l'istruzione a quella per i farmaci.

Da Tokio, dove si trova per partecipare all'assemblea annuale del Fondo monetario, il ministro dell'Economia Vittorio Grilli precisa che «le detrazioni relative alle spese mediche non saranno toccate per nessun livello di reddito, mentre tutte le altre lo saranno per i redditi superiori ai 15mila euro l'anno». Grilli aggiunge che la legge di stabilità, come tutti i disegni di legge, è aperta alle proposte del Parlamento, proposte che il governo è disponibile a discutere.

Ed osserva, infine, che le stime sull'impatto delle misure approvate dal governo «in questo momento non hanno molto senso».

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