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"Si possono fare battaglie comuni". Calenda cerca ancora l'asse con Schlein

Il leader di Azione pungola Renzi: "Tanti auguri per il progettino del Centro". Ma spalanca le porte al Partito democratico: "Condivisioni su grandi emergenze italiane"

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Il futuro politico di Carlo Calenda resta un'enorme incognita. E se si guarda al passato l'incertezza aumenta ulteriormente: ex ministro dello Sviluppo, lascia il Partito democratico, partorisce Azione, alle elezioni del 25 settembre 2022 vuole presentarsi con il centrosinistra (con cui però rompe), alla fine dà vita al Terzo Polo con Italia Viva, adesso divorzia dai renziani e prepara le prossime mosse in vista delle elezioni europee. Cosa farà Calenda? Si renderà protagonista di un copione agitato e turbolento? Nel frattempo continua a strizzare l'occhio al Pd di Elly Schlein: da una parte chiude la porta a Matteo Renzi; dall'altra cerca l'asse politico con i dem.

La sferzata a Renzi

Nella giornata di ieri Matteo Renzi ha annunciato la volontà di scendere in campo, tentando la corsa per Bruxelles con il brand del Centro. Un'iniziativa che ha scatenato la reazione di Calenda, che ha voluto augurare "tanti auguri" per quello che ha definito essere un "progettino". Una battuta tanto ironica quanto pungente, convinto che del fatto che si tratti di una ambizione differente da quella del Terzo Polo. Ha ribadito l'importanza dell'unione delle forze riformiste, popolari e liberali per poi lanciare l'ennesima frecciatina al numero uno di Italia Viva: "La sua idea evidentemente era un'altra dall'inizio".

Calenda, intervistato dal Corriere della Sera, ha comunque rivendicato il tentativo fatto in passato in quanto era motivato dalla speranza di rivedere il Renzi del primo periodo del suo governo. "Un partito di centro che se vincono i 5 Stelle va con loro, se vince la destra si allea con la destra, non è all'altezza della sua storia di presidente del Consiglio. Dopo di che il suo progetto è legittimo, ma non è il nostro", ha aggiunto. Non può sfuggire la punzecchiatura, anche se l'ex ministro dello Sviluppo economico dovrebbe evitare facili entusiasmi perché Azione rischia di essere condannata all'irrilevanza politica e di essere bocciata dagli italiani pure in occasione delle elezioni europee che si terranno tra il 6 e il 9 giugno 2024.

L'apertura al Pd

Al tempo stesso Calenda prosegue lungo la strada del disgelo a favore del Partito democratico. Alle bordate contro Renzi seguono le aperture alla galassia dem: ha smentito l'opzione del campo largo, ma si è affrettato ad annotare che con il Pd "si possono fare battaglie comuni su grandi emergenze italiane". A tal proposito ha citato gli esempi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e la sanità. Ha precisato di non essere affatto convinto dalla linea di Elly Schlein su ambiente, Jobs Act e spese militari, ma sullo sfondo non può passare inosservato un tema che sta accomunando la sinistra e Azione.

Sul salario minimo hanno trovato convergenza Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Azione. Elly Schlein, Giuseppe Conte e Carlo Calenda. Tutti in linea per proporre una ricetta che però, va ricordato, in passato non è stata messa nero su bianco.

Le manovre politiche di Calenda sono confusionarie e potrebbero finire per disorientare ulteriormente il suo bacino elettorale, che già in passato si è interrogato sulle sorti di Azione: vuole avere un'identità propria o sta cercando di avvicinarsi progressivamente al Pd? Vuole posizionarsi al centro o si sta spostando via via a sinistra? Chissà se lo stesso Calenda ha le idee chiare.

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