Cronache

Il signor Esselunga tira fuori i conti I figli? Coperti d'oro

"A Giuseppe e Violetta beni per 150 milioni. Pure un castello". Il re dei supermarket rettifica le cifre fatte circolare dagli eredi

Il signor Esselunga tira fuori i conti I figli? Coperti d'oro

Confermato. È una dinasty tra gli scaffali del supermercato. Ma adesso dopo un primo, un secondo e un terzo capitolo di veleni e rancori il patriarca Bernardo Caprotti prima di mollare tutto e di «andare in pensione», il 23 dicembre, come annunciato, lasciando Esselunga all'età di 88 anni, ha deciso di svuotare il carrello delle imprecisioni e di puntualizzare. Accusato, in buona sostanza, con un paginata sul Corriere della Sera, di aver dato in tutti questi anni più quattrini alla segretaria che ai figli, ecco che avant'ieri, in una lettera recapitata al sito Dagospia ha rivelato i dettagli delle sue donazioni e delle sue elargizioni di famiglia. Per chi si fosse perso i capitoli precedenti sintetizziamo: Bernardo Caprotti aveva fatto entrare in azienda i figli Giuseppe e Violetta. In particolare Giuseppe era destinato a succedergli ma il tasso di litigiosità è cresciuto, ci sono stati contrasti nella gestione dell'azienda, tanto che patron Bernardo sostiene che i figli si siano schierati con un manager che stava rovinando Esselunga e così lui ha deciso di riprendersi le azioni che aveva donato loro e sono finiti in tribunale. Dopodiché il patriarca ha preso la decisione di ritirarsi dal lavoro attivo come «dipendente» e di non lasciare l'azienda, che ha costruito scaffale dopo scaffale, a quei due figli un po' «ribelli». Fatto sta che a quel punto sul Corriere è comparso un articolo che ha elencato tutte le donazioni fatte agli altri figli, ai manager e alla segretaria che ha fatto sembrare Giuseppe e Violetta come i reietti dimenticati dal padre-padrone. Fin qui il riassunto delle puntate precedenti. E si arriva così alla lettera a Dagospia. «La cosa grave- sottolinea Caprotti- è la disinformazione, cioè le illazioni del Corriere su come ho trattato i miei primi due figli. Sebbene si tratti, a mio modo di vedere, di un orrore capitalista, debbo chiarire: Giuseppe ha incassato a vario titolo euro 84.300.000. Violetta : euro 72.400.000. Più 4 milioni da me dati al suo primo marito, per sostenere il suo business a New York«. Basterebbero queste cifre a sedare alcuni malumori ma Caprotti aggiunge che i suoi due figli di primo letto «hanno avuto anche le due case più importanti di famiglia: un castello sul lago di Ginevra con 450 mila metri di terreno per Violetta e la villa patrizia della famiglia ad Albiate in Brianza per il fratello Giuseppe, quadri e arredi compresi». «Che io abbia scacciato Giuseppe nel 2004 -scrive ancora Bernardo Caprotti- è assolutamente falso. Lui se ne è andato nell'aprile di quell'anno, ma lo abbiamo retribuito con l'indecente emolumento da amministratore delegato dal 2004 fino al giugno 2008, dunque per 4 anni. Non è più stato presente un giorno. Violetta se n'è andata nell'autunno del 1996, 4 mesi dopo che le avevo destinato - fiduciariamente - il 32% di Esselunga. 32 a lei, 32 a Marina, 36 a Giuseppe, estromettendo la mia consorte». E non finisce così. «Vorrei dire, a seguito di qualche malevolo commento, che su tutto ciò che ho dato ho pagato le tasse. Poi, che altre donazioni possono aver luogo, senza passare per il notaio: Ricerca sul Cancro, Vidas, Bambini nefropatici, Shoah, San Raffaele, sono stati i miei preferiti». «Per il resto- conclude Bernardo Caprotti- è stato un terribile schifo, una congiura.

Così mi sono condotto e preferirei non aggiungere altro evitando, fin che sarà possibile, macigni devastanti».

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