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Silvio mette sul tavolo la Terza Repubblica "O finiamo come Atene"

Berlusconi vuole proporre un accordo al Pd sul presidenzialismo alla francese con doppio turno. Intanto nel Pdl spuntano i rottamatori

Silvio mette sul tavolo  la Terza Repubblica  "O finiamo come Atene"

«Domani metteremo sul tavolo la Terza Repubblica». Si va avanti fino a tarda sera nel vertice di Palazzo Grazioli in cui si studia e si lima la proposta che Berlusconi e Alfano lanceranno questa mattina a Pd, Terzo polo e chiunque ci sta. L’idea, allo studio da tempo e anticipata mercoledì a Bruxelles dal Cavaliere, è quella di dare «piena disponibilità» per una riforma dell’architettura costituzionale che renda il nostro «un Paese finalmente governabile»: un presidenzialismo alla francese basato su una legge elettorale a doppio turno. L’unica soluzione, è il senso dei ragionamenti fatti dall’ex premier ieri sera, «per evitare che l’Italia faccia la fine della Grecia», consentendo a chiunque vinca le prossime elezioni di «governare davvero». Sarà questo, dunque, il piatto forte della conferenza stampa in programma al Senato, con deputati e senatori del Pdl invitati rispettivamente dai loro capigruppo, Cicchitto e Gasparri, a partecipare in maniera massiccia. Un modo per dare l’immagine di un partito compatto e unito dopo le polemiche degli ultimi giorni.

Il Pdl, dunque, prova a rimettersi in gioco. E lancia un appello alle altre forze politiche affinché si apra un «dibattito serio». Un confronto nel quale ognuno dovrà «cedere» su qualcosa: il Pdl sul mai amato doppio turno e il Pd sul presidenzialismo. Ma, spiega Berlusconi durante il vertice, il risultato delle elezioni in Francia e in Grecia è sotto gli occhi di tutti: la prima, nonostante un voto frammentato e un risultato risicato, è oggi governata con pieni poteri da Francois Hollande, la seconda, che ha un sistema simile al nostro, è nel caos e torneranno a votare. Insomma, «dobbiamo decidere se vogliamo fare la fine della Francia o quella della Grecia».

Certo, i tempi sono stretti ed è difficile pensare che una simile rivoluzione sia possibile con le elezioni in calendario a marzo del 2013. Ed è per questo che inizialmente si era anche ipotizzato di proporre contestualmente alle politiche l’elezione di un’assemblea costituente. Idea che, a meno di sorprese, sarebbe stata scartata non solo perché «sa troppo di vecchia politica» ma anche perché imporrebbe tempi biblici. Ed ecco perché si è scelta come location il Senato, visto che è proprio a Palazzo Madama che si stanno discutendo le riforme istituzionali. E, spiega Raffaele Fitto, è proprio su quel provvedimento che si potrebbe intervenire per modificarlo in senso presidenzialista.

Il punto è capire l’effetto che farà oggi l’apertura di Berlusconi e Alfano. Perché ha ragione Bonaiuti quando dice che «così non si può governare» ma già ieri Bersani faceva sapere che «non si rifà da capo la Repubblica ad agosto». D’altra parte, è chiaro che il Pd lavora per tenere immutato il quadro fino al 2013, quando avrebbe gioco facile a vincere. Mentre il Pdl ha l’interesse opposto e vorrebbe far esplodere le contraddizioni del Pd che a quel punto dovrebbero assumersi la responsabilità di aver detto «no».

Senza contare che, da un punto di vista tattico, il fronte riforme passa in secondo piano il destino di un Pdl che è in fermento e che in un modo o nell’altro il Cavaliere vuole rivedere. E ieri sera se ne è discusso a lungo a Palazzo Grazioli, con Cicchitto e gli altri che hanno ribadito di essere contrari a qualsiasi ipotesi «spacchettamento». Ed anche per dare voce ai vertici di via dell’Umiltà oggi Berlusconi potrebbe fare un appello al dialogo a «tutti coloro che non si riconoscono nella sinistra» perché facciano parte di una nuova Federazione per l’Italia.

Del destino del Pdl si parlerà nei prossimi giorni.

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