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Solo mezzo Pd fa il tifo: tutti aspettano già Renzi

Deluso per il mancato incarico, il rottamatore si scalda per il congresso anticipato Assemblea nazionale il 4 maggio. I giovani turchi: sì al governo Letta ma a tempo

Solo mezzo Pd fa il tifo: tutti aspettano già Renzi

Formalmente sono centinaia di «in bocca al lupo Enrico!». Su Twitter, Facebook, dichiarati alle agenzie. Ma i lupi abitano in casa del Pd, e nemmeno la scelta di Napolitano di nominare Enrico Letta premier di questa faticosa legislatura senza vincitori né vinti, crea agnelli nel partito più dilaniato che c'è.

I democratici portano a casa quantomeno la bandierina di Palazzo Chigi. E non importa come ci si è arrivati; la cosa fondamentale è che premier non sia un tecnico, o Giuliano Amato, perché Enrico è della scuderia e del marchio Pd, e quindi la soddisfazione in questo senso è sincera da parte di qualcuno. Come Anna Finocchiaro: «Vai avanti con coraggio - scrive su Twitter - e vedrai che il Pd unito ti seguirà con convinzione e determinazione!». Il capogruppo in Senato, Luigi Zanda, giura che tutto il Pd «sosterrà convintamente il premier in caricato». «Lavoro, sviluppo e moralità della politica saranno i temi al centro dell'azione del nuovo esecutivo che il Pd sosterrà convintamente», assicura Roberto Speranza, capogruppo alla Camera. Applaudono i renziani, e Matteo Renzi è tra i primi a mandare il suo in bocca al lupo «e un grande abbraccio» a Letta su Twitter. L'incarico a Enrico è «una splendida notizia», condivide Matteo Richetti, uno dei deputati più vicini al sindaco di Firenze.

Peccato che dentro la tana dei lupi in realtà è tutto un ringhiare. Se n'era già avuto un assaggio al vertice della direzione nazionale. Marini contro Orfini, Finocchiaro scontenta, Bindi imbufalita. La convinzione nel nuovo governo e l'entusiasmo non sono affatto di tutti. E non è una questione generazionale. «Mi dispiace, ma continuo a non essere d'accordo», scrive su Twitter il trentasettenne rottamatore anti-Renzi Pippo Civati. Il governo di scopo «sta diventando un governo di scopone (scientifico) un governo politicissimo, basato sulla collaborazione Pd-Pdl, senza scadenza, non a caso presieduto dall'ultimo dirigente del Pd che non si è dimesso».

Non sono entusiasti i «giovani turchi» (guidati da Orfini, che erano pronti a sostenere Renzi, allora), sono iperscettici e in guerra i prodiani. Per non parlare di Rosy Bindi. «Il nuovo governo deve durare poco - valuta il prodiano Sandro Gozi, azionando il timing per Letta - al massimo sei mesi. Così si può andare al voto al massimo tra sette mesi e mezzo». Il rischio è che al primo voto, ovvero la fiducia all'esecutivo, andrà in scena l'ennesima spaccatura nel partito sotto gli occhi di tutti.

E poi, con il passaggio di Letta al governo il Pd perde tecnicamente ogni figura guida del partito. Anche per questo il percorso del congresso viene accelerato, e il 4 maggio, sabato prossimo, è convocata l'Assemblea nazionale. Lo ha annunciato la presidente dimissionaria Bindi. È l'inizio della corsa per la leadership del partito, che per il momento rimane in mano a Renzi, dopo l'ennesima frenata che gli eventi gli impongono. Il sindaco mostra al solito un'allegra pazienza, ma la delusione del mancato incarico c'è. E pare che non fossero arrivate da Berlusconi le perplessità maggiori, ma da Napolitano, che pur stimando moltissimo il sindaco, ha preferito un giovane un po' meno giovane con più esperienza di governo. «Anche per non bruciare Matteo», dicono fonti accreditate.

Bersani intanto prova a spandere ottimismo dall'angolo in cui si è autorelegato: «Abbiamo un problema serio - ammette in un'intervista a Servizio Pubblico - ma io dico che il Pd è una storia di successo, e davanti alle responsabilità dobbiamo attrezzarci meglio».

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