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Spinelli: "Nessun riscatto pagato"

Le indagini della polizia seguono la pista della truffa finita male. Proseguono gli accertamenti bancari in Svizzera. Intanto spuntano altri indagati

Spinelli: "Nessun riscatto pagato"

"Leggo con stupore ricostruzioni fantasiose della grave e dolorosa vicenda che è accaduta alla mia famiglia e a me. Debbo precisare che il mio ritardo nel riferire al presidente Berlusconi e all’avvocato Ghedini come si erano svolti effettivamente i fatti è dovuto unicamente al forte timore di gravi ritorsioni nei confronti dei miei familiari. La denuncia alla autorità giudiziaria è stata fatta immediatamente dopo". È quanto dichiara il ragioniere Giuseppe Spinelli, contabile di Silvio Berlusconi e coinvolto in un sequestro lampo. "Debbo inoltre ribadire che nessuna somma di denaro è stata pagata né vi è stata alcuna trattativa", assicura Spinelli.

L'avvocato Ghedini

"Le ricostruzioni e i commenti apparsi su molti giornali quest’oggi relativamente alla vicenda occorsa al ragioniere Spinelli - commenta l'avvocato Niccolò Ghedini - oscillano fra il risibile e l’assurdo. Come risulta dagli atti e come risulterà da qualsiasi ulteriore accertamento, i fatti sono del tutto chiari e lineari". E aggiunge: "Il ritardo con cui è stata avvisata l’Autorità Giudiziaria è unicamente riferibile al più che giustificato timore provocato dai sequestratori nel ragionier Spinelli, il quale temeva gravi ritorsioni per sè e per la sua famiglia".

Le indagini

A 24 ore dall’arresto dei sei componenti della banda che hanno sequestrato il tesoriere di Berlusconi e la moglie, le indagini della polizia hanno infilato con una certa decisione la pista della truffa finita male. Oggi gli investigatori hanno continuato gli accertamenti bancari anche in Svizzera, ma allo stato non sono stati individuati movimenti di denaro vero. Perché un centinaio di migliaia di euro in denaro fac-simile, invece, sono stati trovati in due delle tre cassette di sicurezza aperte ieri su ordine dell’autorità giudiziaria. Un ritrovamento che però non ha insospettito gli investigatori, anzi, si inquadrerebbe nello scenario di un gruppo di balordi rimasti a mani vuote e che devono far finta di reggere il gioco, magari verso altri complici. "Nemmeno un euro" pare sia stato effettivamente pagato, nonostante le speranze di ricevere milioni. Questa ipotesi spiegherebbe anche la fretta con cui i quattro, dopo aver liberato il ragioniere (capendo che l’opportunità di ricevere un anticipo cospicuo era tramontata) hanno cercato di riaprirle.

Secondo quanto si è appreso vi sarebbero le posizioni di sei persone attualmente al vaglio della procura, non necessariamente tutte già iscritte, o che verranno iscritte, nel registro degli indagati: si tratta però di soggetti marginali, come il titolare dei depositi bancari relativi alle cassette, che peraltro avrebbe agito per fare "un favore", di chi aveva noleggiato le auto utilizzate dagli arrestati, di chi possedeva pc che sono stati sequestrati e che ora vengono analizzati.

Pistole giocattolo

Nell’abitazione di Malnate (Varese) di Alessio Maier, uno dei sei arrestati, gli investigatori hanno sequestrato due pistole a gas utilizzate nel gioco di simulazione "softair". Il sospetto è che possano essere quelle con cui i due dei tre pregiudicati albanesi arrestati abbiano minacciato Spinelli.

Intanto le indagini stanno cercando di individuare eventuali altre cassette di sicurezza collegabili alla tentata estorsione all’ex premier.

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