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Statali e Antimafia, attacco Pdl Letta prepara 4 voti di fiducia

Roma Il Pdl sceglie di non mandare giù il rospo-statali e annuncia battaglia sulla nomina alla commissione Antimafia. Anzi, una «guerriglia», per usare le parole del capogruppo alla Camera Renato Brunetta, nel caso in cui Bindi volesse rimanere al suo posto. Una giornata tesissima che spinge il presidente del Consiglio Enrico Letta ad andare alla conta nella maggioranza: il consiglio dei ministri, convocato in fretta e furia, autorizza quattro voti di fiducia (sul dl Pa ma anche su scuola e missioni internazionali), mostrando così la volontà del premier di giocare senza sconti la partita di governo.
Il decreto sulla Pa conteneva fin dall'approvazione diverse misure non condivise dal centrodestra, lasciate passare solo per non creare problemi al governo. Ma ieri - complici le tensioni per il caso Bindi - il caso è esploso alla Camera, dove la conversione del decreto ha avuto l'ok di Montecitorio solo in tarda serata. Pesa il colpo di mano dell'elezione, con i soli voti democratici, di Rosy Bindi a presidente della commissione Antimafia. Ma anche il fatto che il decreto rischia di diventare una «controriforma», che favorisce la spesa pubblica ed è incoerente con l'ultima legge di Stabilità.
In sintesi, protesta il Pdl, si ritorna su tagli lineari, notoriamente inefficaci. Si stabilizzano i precari, aumentando di fatto l'organico. Di fatto, si deroga al principio del concorso pubblico per stabilizzare personale. Nel decreto, a giudizio del Pdl, non va nemmeno la proroga degli incarichi dirigenziali agli esterni e i «comandi» in enti come le Province che dovrebbero essere soppresse. Scompare la mobilità dei pubblici, se non in misura limitata. Esclusa la rotazione tra i dirigenti, che avrebbe una funzione anticorruzione.
Un flop annunciato anche il freno al precariato pubblico. Il decreto, per il Pdl, allarga la possibilità di ricorrere a contratti a tempo determinato. Tutto questo mentre la legge di Stabilità blocca ancora una volta i contratti collettivi del pubblico impiego e le assunzioni nello Stato. Misure «generalizzate e contraddittorie».
Il decreto, insomma, non piace al Pdl, anche se nessuno lo dice apertamente - è passato un po' come un contentino al Pd (che ha un elettorato prevalentemente composto da dipendenti pubblici) quando il centrodestra aveva incassato la riforma dell'Imu. Ma la nomina di Bindi ha riaperto i giochi. «Gli strappi hanno un costo»; Rosy Bindi lasci la presidenza dell'Antimafia o «sarà guerriglia su tutto», ha minacciato Brunetta. Ma le tensioni riguardano anche la sessione di bilancio appena iniziata al Senato. La legge di Stabilità sarà modificata dalla maggioranza. E la sfida sarà sicuramente più difficile rispetto alla «Finanziaria» di Monti, quando il clima tra i partiti della coalizione era decisamente migliore. Oggi ci sarà un vertice del Pdl con Angelino Alfano per discutere della legge con ministri, capigruppo, presidenti delle commissioni.
Ieri, intanto è diventato legge il decreto Imu che cancella la prima rata dell'imposta. Il Senato ha convertito il provvedimento d'urgenza senza modifiche rispetto al testo della Camera. Quindi viene cancellata definitivamente la prima rata dell'Imu per la prima casa, Iacp e cooperative edilizie, terreni agricoli e fabbricati rurali.
Resta aperto tutto il capitolo della seconda rata Imu. C'è il nodo coperture da trovare (2,4 miliardi). Ma nel governo c'è chi comincia a chiedersi se il Pdl intenderà insistere sulla cancellazione.

Se il centrodestra abbasserà la guardia, insomma, gli italiani rischieranno di pagare la rata di dicembre dell'imposta che, dal prossimo anno, sarà superata dalla Service tax.

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