Magistratura

Su Mussari piovono insulti e monetine

L'ex ad di Mps sentito per tre ore dai pm: contestato all'ingresso. I suoi legali: "Ha risposto a tutte le domande"

L'ex presidente del Monte dei Paschi di Siena Giuseppe Mussari entra in Procura a Siena
L'ex presidente del Monte dei Paschi di Siena Giuseppe Mussari entra in Procura a Siena

Roma - Strana, beffarda parabola, quella di Giuseppe Mussari. All'arrivo in Procura, a Siena, per render conto con i pm del buco da centinaia di milioni di euro lasciato dalla sua gestione nei conti di Mps, l'ex presidente della banca di Rocca Salimbeni che per anni ha arricchito il «sistema Siena» è stato accolto da una pioggia di spiccioli lanciati da un piccolo gruppo di contestatori, che al grido di «ladri», «vergogna», «è finita la pacchia» ha circondato Mussari, protetto fino all'ingresso dai suoi legali, dalle forze dell'ordine e dal «cordone» di telecamere e giornalisti. Un clima diverso dai fasti del passato tanto per la città quanto per i vertici Mps, ben riassunto dalla frase sussurrata da un dipendente del palazzo di giustizia: «Carnevale è finito, è cominciata la Quaresima».
Il faccia a faccia tra l'ex numero uno di Montepaschi e i pm è durato poco, circa tre ore. Soddisfatti i legali di Mussari, che dopo aver spiegato che l'ex presidente «ha risposto alle domande» dei magistrati, osservano che la «brevità» dell'interrogatorio è una possibile «buona notizia». Ma la sensazione è che, dopo aver ottenuto un rinvio due settimane fa, Mussari sia arrivato a parlare con i pm quando il quadro dell'operazione Antonveneta è ormai chiaro per gli inquirenti, tra acquisizioni documentali e verbali degli ex vertici di Mps. Inoltre, dopo Mussari, è stato convocato ancora una volta Valentino Fanti, il suo ex capo della segreteria, ritenuto un «supertestimone» sulle operazioni spericolate del vecchio management. La sua audizione, terminata verso le 19.30, non sarebbe stata in calendario, e potrebbe essere stata innescata proprio dalla necessità dei pm di riscontrare qualche affermazione dell'ex presidente. Mussari, nel faccia a faccia, avrebbe affermato di aver avuto un ruolo soprattutto da «esecutore», confermando sostanzialmente la versione data alla stampa da Alessandro Daffina, responsabile italiano di Rothschild. L'advisor di Banco Santander per quell'operazione ha infatti affermato di ritenere che l'input per concedere il via libera all'acquisizione fu «politico». Ma resta il dato di fatto della carica ricoperta all'epoca dal manager e delle conseguenti responsabilità, a fronte delle quali l'ex presidente e gli altri vertici della banca percepivano retribuzioni che, fino al loro benservito, non hanno patito l'effetto del declino dell'istituto di credito: l'ex dg Antonio Vigni, per esempio, oltre a un bonus di 900mila euro nel 2009 incassò 4 milioni di euro come buonuscita. Se sul fronte del «buco» e dell'acquisizione di Antonveneta l'impressione è che a Siena i pm siano vicini a quadrare il cerchio (manca la trasferta a Madrid per sentire «a domicilio» il capo di Santander Emilio Botin, che ha declinato la convocazione a Siena dei magistrati), il filone sulle «stecche» incassate ai margini delle operazioni condotte dall'area Finanza, guidata all'epoca da Gianluca Baldassarri, entra nel vivo «delegata» a Milano. Qui oggi è in programma dal gip Alfonsa Maria Ferraro l'interrogatorio di convalida del fermo del dirigente, chiesto e ottenuto giovedì dalla Procura senese per il pericolo di fuga dell'uomo, appena rientrato da un viaggio alle Maldive. Ma a Baldassarri, che dopo il fermo avvenuto ad Alessandria è stato trasferito non a Siena, ma nel carcere milanese di San Vittore, insieme alla convalida verrà anche contestata la richiesta di custodia cautelare, firmata sempre dal pm di turno di Milano, Angelo Renna. L'insolito «rimbalzo» tra procure potrebbe essere la cartina di tornasole di attriti tra la Procura di Siena e l'ufficio del gip della stessa città toscana. A Baldassarri, difeso dall'avvocato Filippo Dinacci, la scorsa settimana i pm di Siena hanno sequestrato beni e titoli per 19 milioni di euro. E il tentativo di smobilitare un milione è stato collegato - nel comunicato con cui la Procura toscana ha annunciato il fermo - al pericolo di fuga, indicato come motivo del provvedimento. Altro elemento che ha fatto pensare a una fuga imminente di Baldassarri è stata la richiesta di iscrizione all'anagrafe degli italiani all'estero.

E la richiesta del pm Renna rimarcherebbe il rischio di inquinamento probatorio, poiché il manager (indagato anche, in concorso con Vigni e Mussari, per aver occultato in cassaforte il contratto con Nomura sul derivato Alexandria) nei giorni scorsi avrebbe preso contatti con uno dei testimoni dell'inchiesta.

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