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La sua compostezza è contagiosa, poi scende tra la folla

Chi lo conosceva già a Buenos Aires dice che Jorge Mario Bergoglio è sempre stato molto serio durante le liturgie. Abituati a vederlo sbracciarsi dalla papamobile e sentire il suo linguaggio di tutti i giorni nelle messe a Santa Marta, colpisce il volto severo del papa che chiude la processione dei cardinali. Ieri mattina Francesco ha sorriso soltanto due volte, e sono stati i momenti in cui ha abbracciato Benedetto XVI.
Anche il tono della voce era basso, quasi mormorato. Come se il papa volesse ridurre il volume del clamore circostante e dettare al popolo che fremeva da ore un atteggiamento di serietà e silenzio. Non per il gusto di farsi rispettare, ma per fare capire la portata dell'evento.
Piazza San Pietro in silenzio è uno spettacolo indimenticabile. Un anno fa Bergoglio aveva stupito tutti, nel saluto dopo l'elezione, curvando la schiena e invitando tutti a una preghiera personale e silenziosa: centinaia di migliaia di persone mute, che si zittiscono di colpo, senza che nessuno cerchi l'urlo della notorietà.
Nella cerimonia di ieri questo minuto si è dilatato fino a raggiungere le due ore, tanto è durato il rito delle canonizzazioni. E migliaia dei presenti avevano sulle spalle una nottata trascorsa nei sacchi a pelo lungo le vecchie strade dei borghi vicini al Vaticano trasformate in dormitori a cielo aperto.
La compostezza e il raccoglimento di Bergoglio sono contagiosi. Ma lo è anche la familiarità con cui il papa saluta tutti al termine della messa. Come un parroco qualsiasi, sceso dall'altare dopo l'Angelus si è tolto da solo le vesti liturgiche, davanti a tutti, senza l'aiuto dei cerimonieri e senza andare in sacrestia, per indossare l'abito bianco consueto, la sua «tenuta da lavoro». Una scena che forse non ha precedenti per un pontefice sul sagrato della basilica vaticana.
Per 40 minuti Bergoglio si è fermato a salutare il centinaio scarso di delegazioni ufficiali provenienti da tutto il mondo. Nel frattempo è arrivata la papamobile. E appena chiuso con le incombenze della diplomazia internazionale, Francesco è salito a bordo della vettura per attraversare la piazza in lungo e in largo. Il bagno di folla è durato un'altra mezz'ora, con passaggi ripetuti nei percorsi transennati attorno all'obelisco e spingendosi fino all'inizio di via della Conciliazione.
I primi a incontrare il pontefice sono stati i volontari della Protezione civile in pettorina gialla schierati ai piedi della scalinata. Tra loro c'era anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che Francesco aveva ringraziato prima dell'Angelus assieme «a tutti coloro che con grande generosità hanno preparato queste giornate memorabili».
Marino, che era arrivato in San Pietro in bicicletta, è stato fatto salire per qualche attimo sulla papamobile: un segno evidente di simpatia del papa. Il quale non perde occasione di manifestare attenzione alle persone lontane dalla Chiesa: dopo le telefonate a Eugenio Scalfari e quella, recentissima, a Marco Pannella, ecco il turno di Marino, un medico-sindaco che si professa cattolico ma è lontano anni luce dalla dottrina della Chiesa sull'eutanasia.
Bergoglio cambia faccia nell'incontro con le persone: non con le masse ma con i singoli, uno per uno. Nell'omelia aveva parlato della «vicinanza ai peccatori fino all'estremo»: ecco che cosa testimonia Francesco nelle sue immersioni tra la gente.

Essenzialità nella dottrina, sobrietà nei comportamenti, vicinanza alle persone: la giornata di ieri ha mostrato il volto della Chiesa secondo Jorge Mario Bergoglio.

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