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SuperMario "sale" in campo e si fa una lista alla Camera

Il premier affida l'annuncio a Twitter: "Lamentarsi non serve". Al Senato correrà con Casini per aggirare lo sbarramento

SuperMario "sale" in campo e si fa una lista alla Camera

E così a mezzanotte, invece del Bambinello, è arrivato l'uccellino presidenziale. Due cinguettii sul programma elettorale, due briciole sul Prof prossimo venturo, due micromessaggi sui destini del Paese. «Insieme abbiamo salvato l'Italia dal disastro - scrive su Twitter Mario Monti - ora va rinnovata la politica. Lamentarsi non serve, spendersi sì. Saliamo in politica».

Venti di parole in tutto, quanto basta al premier uscente per informare la rete che sì, è vero, lui sarà ancora in campo per il bene di tutti. È SuperMario in persona, fanno sapere da Palazzo Chigi, l'autore del «post». Lo ha elaborato e partorito nella sua casa milanese dopo la cena con i figli e i nipoti, ci ha preso gusto e, pochi minuti dopo, ne ha spedito un altro, tanto per ribadire il concetto: «Insieme... Saliamo in politica! Agenda Monti».

Mini-annunci, discorsi in sedicesimo, pillole di programma distribuite per far vedere di «stare sul pezzo». Come insegnava McLuhan, il mezzo è il messaggio e il Professore ne sceglie uno modernissimo per fare definitiva chiarezza sulle sue intenzioni: lui non vorrebbe, però deve «salire» in politica perché la stagione dei sacrifici non è finita. Ma se il «cosa» è ormai acclarato, «lamentarsi non serve, spendersi sì», il «come» è tuttora avvolto in una nebbia densissima.

Nei giorni scorsi il presidente del Consiglio uscente ha incassato il «pieno appoggio» del nuovo centro Udc-Fli-Montezemolo-Riccardi-Cisl non solo sul programma di governo ma anche sulla sua ricandidatura per Palazzo Chigi. Si ragiona adesso sul problema delle liste elettorali. SuperMario, in un vertice prenatalizio con gli alleati, ha ricevuto carta bianca e ha deciso di presentarsi direttamente: «L'agenda ha bisogno di un mandato politico». Non correrà per un collegio, è gia senatore a vita e non ha alcuna necessità di fare sgarbi a Napolitano, ma battezzerà una sua formazione. Prima però di dare «un contorno operativo» alla sua scelta, dovrà risolvere diversi problemucci.

Pochi dubbi per il Senato. A Palazzo Madama il premio di maggioranza su base regionale previsto dal Porcellum consiglia, anzi obbliga a unire le forze per cercare di superare gli sbarramenti e spuntare più seggi. Dunque, si prevede, finiranno tutti insieme nello stesso raggruppamento: potrebbe chiamarsi «Per l'agenda Monti», o qualcosa del genere.

Alla Camera invece la legge elettorale suggerisce di correre separati, ognuno sotto le proprie bandiere. Eppure, come racconta il braccio destro di Casini, Roberto Rao, «dobbiamo ancora valutare svantaggi e vantaggi che ci sono nelle due opzioni». Monti, questo si sa, preferisce dare un messaggio preciso mettendo in campo una lista unica. Avrebbe un impatto forte e qualche possibilità in più di attrarre gli indecisi a cavallo tra i due poli. I montezemoliani di «Verso la Terza Repubblica» vorrebbero invece, per dare un segnale di novità e freschezza, tenere il più distanti possibili i partiti tradizionali dai movimenti della società civile. Udc e Fli però non si rassegnano a fare la bad company e daranno battaglia.

Forse già oggi Monti vedrà i suoi partner per risolvere la questione e passare alla fase due, che prevede il lancio di una fondazione, la scelta di una sede, la raccolta delle firme. Ma c'è un secondo problema, forse ancora più rognoso di quello strutturale: i criteri per la formazione delle liste. Il Professore, l'ha già detto, vuole volti nuovi e poco compromessi. Perciò le liste, sia la sua che quelle che si richiameranno esplicitamente a lui e alla sua agenda, saranno «accuratamente setacciate».

Nel pettine stretto montiano potrebbero cadere diversi big. Se su Gianfranco Fini sembra caduto il veto iniziale, a rischiare il posto adesso sono diversi personaggi della nomenklatura di Udc e Fli. Spiega Pietro Ichino: «Ci saranno figure che vengono dalla passate legislatura, ma poche e personalmente selezionate da Monti».

Rocco Buttiglione e Lorenzo Cesa possono mettersi il cuore in pace.

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