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Tagli solo tra due anni: questa spending review è una vera presa in giro

L'annuncio è che verranno tagliati 32 miliardi, 2 punti di pil. Ma in tre anni. E l'importo, dunque, cala a un più modesto 0,7% annuo di pil

Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni col viceministro Stefano Fassina
Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni col viceministro Stefano Fassina

La spending review finisce nel nulla. Anzi, quasi in una presa in giro. L'annuncio è che verranno tagliati 32 miliardi, 2 punti di Pil. Ma in tre anni. E l'importo, dunque, cala a un più modesto 0,7% annuo di Pil. Si potrebbe dire «meglio che niente». Il centrodestra potrebbe dire di avere ottenuto una mezza vittoria ma si scopre che nel 2014 la riduzione è solo di 1,5 miliardi. Su circa 800 di spesa pubblica (pari al 50% del Pil) gli 1,5 miliardi di tagli sono solo 0,2: un'inezia di fronte degli aumenti fiscali che nel frattempo si fanno.
Dunque nel 2014, l'anno in cui il governo Letta dovrà effettivamente gestire il bilancio pubblico, prima delle elezioni ipotizzate nella primavera 2015, la spending review sarà solo un cerimoniale burocratico-tecnocratico. Infatti questi 1,5 miliardi che chiunque può limare da una spesa di 533 volte superiore saranno individuati mediante il lavoro triennale di una équipe di esperti, divisi in 8 gruppi di lavoro, coordinati dal commissario straordinario Cottarelli, chiamato apposta dal Fmi a Washington, che opererà sotto il comitato interministeriale per la spending review, presieduto dal premier e coadiuvato dal ministro dell'Economia che dovranno tagliare 190 milioni per gruppo. Un risultato che potrebbe essere ottenuto da funzionari normali, senza ricorrere al nuovo apparato con segretarie e spese varie. Ma questa operazione dilatoria deve apparire innovativa per poter dire che si sta riducendo la spesa di 32 miliardi non con tagli lineari, cioè della stessa percentuale in tutti i settori, ma strutturali. Il taglietto di 1,5 miliardi diviso 8 è solo fumo. L'arrosto, la sostanza della manovra è rinviata al 2015, quando se ne dovrebbero tagliare 30,5 in un biennio, quasi lo 1% annuo sia nel 2015 che nel 2016. Ma allora il governo Letta sarà sostituito da un altro, a cui toccherà di affettare l'arrosto bollente.
L'attuale compagine non vuole scottarsi, del resto il club fondato la Letta si chiama «Vedrò», non «vedo». Viene in mente la frase che Alessandro Manzoni nel capitolo XIX dei Promessi Sposi mette in bocca al conte-zio che chiede al padre provinciale dei cappuccini di toglier di mezzo lo scomodo Padre Cristoforo, ma senza far chiasso, onde evitare complicazioni fastidiose «Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire». In effetti, con l'invenzione delle 8 commissioni il governo raggiunge lo scopo di comunicare che riduce di 32 miliardi di spese senza tagli lineari, ma senza chiarire dove e come sarà fatto l'arrosto che si taglierà.
I termini usati sono soffici. Invece che «sanità» si scrive «fabbisogno e costi standard» per alludere allo strumento che si dovrebbe usare per ridurre il fabbisogno di spesa sanitaria. Non bisogna allarmare i sindacati. Si scrive «organizzazione amministrativa» per non impegnarsi nella riduzione della trafila burocratica, cominciando dalle Province. Si scrive «beni e servizi» per non impegnarsi troppo nella questione delle politiche di acquisto di beni e servizi e non citare le crescenti spese degli enti locali. Invece che «enti pubblici» si scrive «Società partecipate pubbliche», sicché gli enti pubblici inutili od obesi possono esser fuori dal mirino. «Sopire, troncare, sopire» come nel capitolo XIX dei Promessi Sposi in cui il conte-zio invita a banchetto, accanto al padre provinciale dei cappuccini, una corona di commensali che non si ricordano come si faccia a dire di no.



di Francesco Forte

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