Politica

Tasse, debiti e Jobs Act: Renzi alle prese con l'abaco

Domani Cdm di fuoco. Renzi punta all'Irpef: tensioni coi sindacati sulle detrazioni. Squinzi: "Ridurre il cuneo pagato dalle aziende". E Reggi smonta il piano scuola

Il premier Matteo Renzi col ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan
Il premier Matteo Renzi col ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan

Matteo Renzi spinge perché la riduzione da 10 miliardi delle tasse ci sarà sia siglata già domani, quando il Consiglio dei ministri sarà chiamato a varare una sventagliata di provvedimenti: "Per la prima volta sarà messa nelle tasche degli italiani una significativa quantità di denaro". Ma, se per il rimborso dei debiti della pubblica amministrazione, l’edilizia scolastica e il piano casa è tutto pronto, per la riduzione della pressione fiscale i nodi da sciogliere sono ancora molti. Innanzitutto, per le coperture. Con una sorpresa: tra le forbici del governo potrebbero finire le spese militari e gli aerei da guerra F-35. In secondo luogo, il derby tra Irpef e Irap. Come spiega in una lettera al Corriere della Sera, per il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi la misura ideale sarebbe "la riduzione del cuneo fiscale pagato dalle aziende" e non l’intervento annunciato dal premier a favore delle famiglie con "qualche decina di euro in più in busta paga".

"Bisogna agire subito". Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan non ha alcun dubbio. E lo ha ripetuto pure ieri a Bruxelles: "I risultati saranno crescenti nel tempo e probabilmente veramente significativi in 3-4 anni". Nessuna incertezza sulla volontà di intervento, quindi, ma il governo deve fare i conti con le compatibilità tecniche delle scelte da fare. Che la riduzione delle tasse si concentri sull’Irpef, invece, appare oramai scontato. Scelta che non fa impazzire gli industriali. "Occorre intervenire sul cuneo fiscale - tuona Squinzi - è il fattore che più ci penalizza rispetto alle economie avanzate". Più di 35 punti di svantaggio competitivo rispetto alla Germania sono, infatti, un abisso che gli industriali italiani non riescono più a colmare. Per Squinzi, "un miglioramento di competitività di costo si tradurrebbe immediatamente in effetti positivi sia sull’occupazione sia sulla competitività d’impresa". Anche sul fronte del taglio dell'Irpef, tuttavia, la partita resta aperta. Perché il governo deve ancora decidere come possa essere attuata, ad esempio se attraverso le detrazioni sul lavoro o quelle per i famigliari a carico. I sindacati premono per interventi in favore dei lavoratori e il leader della Cgil Susanna Camusso chiede risorse per il mondo del lavoro, anche sul capitolo degli ammortizzatori sociali, minacciando proteste. Se le scelte saranno concentrate sui redditi fino a 15mila euro il bonus mensile potrebbe arrivare anche a 200 euro, se si sale a 20mila euro l’importo si dimezzerebbe. Sul tappeto ci sarebbero ancora anche la possibile riduzione dei contributi sociali, che impattano sulle buste paga ma anche sui costi dei datori di lavoro.

Un altro nodo da sciogliere è sicuramente quello delle coperture. Per il 2014 basterebbero 7-8 miliardi di euro, cinque dei quali arriverebbero dalla spending review. Nel paniere delle risorse rimangono anche l’intervento sulle rendite finanziarie, i minori esborsi per gli interessi dovuto al calo dei rendimenti sui titoli di Stato e il rimpatrio dei capitali, per il quale è previsto il varo di un ddl da approvare velocemente con le modifiche che spianerebbero alcuni nodi tecnici emersi nel confronto con la Svizzera. Ma c’è poi la sorpresa del taglio alle spese militari. Nel mirino della contraerea del governo sono finiti gli F-35. Lo Stato italiano, che prevede di spendere 14,3 miliardi in quindici anni, ha già ridotto il programma da 131 a 90 aerei.

Anche i contenuti del Jobs Act non sono certo meno fumosi. Per il momento sono stati presentati i ddl per semplificare il mercato del lavoro e riformare gli ammortizzatori sociali. Tutti interventi che non richiedono risorse. Le misure onerose saranno invece coperte coi fondi Ue vincolati a progetti di sviluppo. Al Consiglio dei ministri di domani il Tesoro porterà le norme che consentono di sbloccare 60 miliardi di euro di debiti. L'obiettivo di Padoan è di alimentare gli incassi Iva contribuendo alla copertura del taglio del cuneo. Varo sicuro anche per le norme che sbloccano i fondi (circa 2 miliardi di euro) già in possesso dei comuni per ristrutturare le scuole. "Nessuno sa davvero quante e quali sono le scuole se cui dobbiamo intervenire, né conosce i fondi disponibili", tuona l sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi che, intervistato da Repubblica, accusa il premier di "sparare razzi nel cielo". Senza contare che, accanto all'edilizia scolastica, c'è da varare pure il piano casa. Una lista della spesa infinita, insomma. Per far quadrare tutto Renzi si spacca la testa sull'abaco. Ma i conti continuano a non tornare.

"Matteo alza le aspettative per un risveglio di fiducia e fa anche un po' di movida nel Paese - lo avverte Pier Luigi Bersani - è una cosa che comporta dei rischi".

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