Cronache

Il terremoto non c'è Ma ora si evacua per paura dei giudici

Le condanne per l'Abruzzo fanno scuola: così la Garfagnana viene sfollata invano. Resta impossibile prevedere un sisma

Abitanti di Castelnuovo di Garfagnana all'interno del Palazzetto dello sport
Abitanti di Castelnuovo di Garfagnana all'interno del Palazzetto dello sport

Ore 22.19 del 31 gennaio: i cittadini di Castelnuovo Garfagnana vengono raggiunti da un tweet della locale Protezione civile che li invita a «uscire di casa e rimanere all'aperto», causa possibile grave terremoto come segnalato dalla presidenza del Consiglio dei ministri. É l'inizio di una nottata surreale. Il messaggio raggiunge immediatamente migliaia di persone anche nei comuni vicini, la Protezione civile allestisce dei ricoveri d'emergenza, annuncia la decisione di tenere chiuse le scuole per la giornata di ieri. La gente, tirata di corsa fuori di casa a tarda sera è impaurita, raccoglie in fretta il necessario e via, in strada: in totale si calcola che circa 6mila persone abbiano passato la notte fuori casa.
Il terremoto per fortuna non c'è stato, ma ieri ha rischiato di esserci al vertice della Protezione civile, perché in realtà non c'era alcun allarme; solo un grande allarmismo, la «sindrome dell'Aquila», con riferimento alla condanna dei membri della Commissione Grandi Rischi per aver sottovalutato la possibilità di un grave terremoto nella città abruzzese che poi c'è effettivamente stato il 6 aprile 2009 con un bilancio di oltre 300 morti.
A spiegare come sono andate le cose è stato ieri mattina - con una voce tra l'attonito e l'interdetto - il funzionario di sala sismica dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) Gianluca Valensise, il quale continuava a ripetere che non capiva perché si fosse creato tutto quel caos in Garfagnana. L'Ingv è infatti la fonte originaria di ogni notizia riguardante gli eventi sismici e il 31 mattina, come solito, ha diramato un bollettino che non diceva nulla di particolarmente grave. In Garfagnana c'era stata una forte scossa (magnitudo 4.8) lo scorso 23 gennaio, a cui poi erano seguite altre scosse di assestamento, anche più lievi del previsto. Così fino alla notte tra il 30 e il 31 gennaio quando si è registrata una scossa più forte (magnitudo 3.3) che ha ovviamente impaurito la gente. Ebbene il 31 mattina l'INGV segnalava al Dipartimento della Protezione civile che l'attività sismica continua ma l'epicentro si sta spostando verso sud ovest, verso Castelnuovo appunto. Ma nulla di particolare. Fatto sta che il Dipartimento della Protezione civile comunica l'aggiornamento alle autorità locali, consigliando misure adeguate. Da qui la decisione delle autorità di Castelnuovo, che però arriva a oltre 12 ore dal comunicato dell'Ingv. Perché così tardi se davvero si pensava ci fosse un pericolo imminente?
In ogni caso quel che è accaduto, come detto, ha a che fare con l'Aquila e lo ha spiegato chiaramente il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli. Il timore è che in caso di disastro naturale «ogni informazione possa essere usata come sottovalutazione» e perciò come capo di imputazione. Quindi si rendono pubbliche tutte le informazioni, dice Gabrielli. Ma così si abdica al ruolo proprio delle istituzioni, che è quello di valutare tutte le informazioni disponibili e usarle nell'ottica del bene della popolazione. Dopo gli interventi della magistratura, invece, nelle istituzioni sta prevalendo la logica del pararsi le spalle da eventuali denunce. É ciò che sta accadendo ormai per ogni genere di eventi naturali avversi: lo abbiamo visto recentemente con l'allerta alluvione in Liguria e con l'allarme neve a Roma: intere città vengono paralizzate per giorni in attesa di catastrofi improbabili per quanto possibili.
E la prevenzione, invece di rivolgersi a tutto quello che può effettivamente ridurre i danni - criteri di costruzione degli edifici, messa in sicurezza di fiumi e strade, monitoraggio dei terreni franosi e così via -, la si fa creando allarme nella popolazione. Il che rende la situazione anche più pericolosa per la popolazione, perché a forza di gridare «Al lupo! Al lupo!», quando il lupo arriva nessuno è più disposto a precipitarsi in strada in pigiama a mezzanotte per mettersi in salvo.

Sono state 3.135 le persone ricoverate nei centri di accoglienza allestiti per l'emergenza terremoto in Garfagnana. Soccorse anche 34 persone inferme non autosufficienti. «Riteniamo che la situazione sia evoluta in modo favorevole» ha detto il capo della protezione civile Franco Gabrielli autorizzando la popolazione a riprendere la vita di tutti i giorni. La Garfagnana, aggiunge, resta «una zona ad alta pericolosità sismica: il concetto di ordinarietà, quindi, va contestualizzato rispetto al rischio». «In ogni caso - dice il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente - Se io avessi saputo del rischio avrei fatto la stessa cosa».


di Riccardo Cascioli

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