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Terzi: "I marò restano in Italia, l'India ha violato il diritto internazionale"

Il ministro Terzi: "L'Italia è disponibile a risolvere la crisi attraverso un arbitrato internazionale". Ma l'India non ci sta. Tutte le tappe della vicenda

Terzi: "I marò restano in Italia, l'India ha violato il diritto internazionale"

Finalmente l'Italia mostra i muscoli. I due marò non torneranno in India. Lo fa sapere con una nota la Farnesina. "L’Italia ha informato il governo indiano che, stante la formale instaurazione di una controversia internazionale tra i due Stati, i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non faranno rientro in India alla scadenza del permesso loro concesso". Quest'ultimo, ricordiamo, era stato concesso per permettere ai due militari di votare alle ultime elezioni politiche. In precedenza era stata concessa loro una licenza per le festività natalizie, terminata la quale i marò erano tornati in India. "L’Italia - si legge nella nota del Ministero degli Esteri - ha ribadito formalmente al governo indiano, con la nota verbale consegnata oggi dall’ambasciatore Mancini, la propria disponibilità di giungere ad un accordo per una soluzione della controversia, anche attraverso un arbitrato internazionale o una risoluzione giudiziaria. L’Italia ha sempre ritenuto che la condotta delle autorità indiane violasse gli obblighi di diritto internazionale gravanti sull’India", in particolare "il principio dell’immunità dalla giurisdizione degli organi dello Stato straniero".

Ritardi infiniti

Con un notevole ritardo sui tempi previsti, e dopo una dura reprimenda da parte della Corte Suprema, il governo indiano ha avviato a New Delhi le procedure per la costituzione di un tribunale speciale chiamato ad esaminare la questione della competenza giurisdizionale (indiana o italiana) sull’incidente in cui rimasero coinvolti, il 15 febbraio 2012, al largo delle coste del Kerala, i due marò italiani. Incidente in cui persero la vita due pescatori indiani. Per quasi un anno i due fucilieri sono rimasti nelle mani della giustizia e della polizia del Kerala, ma il 18 gennaio scorso un verdetto della Corte Suprema ha riconosciuto che quello Stato non aveva giurisdizione, visto che l'incidente è avvenuto oltre il limite di 12 miglia nautiche delle acque territoriali indiane. Nel disporre il loro trasferimento a New Delhi, il giudice Altamas Kabir aveva chiesto al governo di formare un tribunale speciale che verificasse se lo Stato indiano in quanto tale avesse giurisdizione. O se dovesse invece essere accettata la tesi dei loro legali che rivendicavano la giurisdizione italiana in base alla Convenzione Onu sul Diritto del Mare (Unclos). Ma nulla fino ad ora è stato fatto.

L'India: "Li dobbiamo processare noi"

"I due marò italiani devono essere processati in India secondo le leggi indiane". Lo dice una fonte diplomatica indiana all’Onu, dopo l’annuncio che La Torre e Girone rimarranno in Italia. "Ogni commento specifico è prematuro, ma è chiaro che i due dovranno affrontare il processo in India", ha spiegato la fonte.

Cosa dicono Latorre e Girone

"Abbiamo appreso la notizia dalle agenzie di stampa e dai mille messaggi di calore ricevuti - dicono emozionati Latorre e Girone -. Non avevamo dubbi, anzi avevamo prove dirette, dell’impegno che lo Stato ha profuso in questi mesi nei nostri confronti. Ovviamente, siamo felici. Soprattutto perché possiamo così tornare al reparto. Siamo Fucilieri di
Marina. Vogliamo tornare a fare il nostro mestiere"
. Latorre ringrazia tutte le istituzioni e il popolo italiano, "che ci ha sempre sostenuto con tantissime cartoline che non ci hanno mai fatto sentire soli. Ringrazio anche i numerosi sostenitori che non ci hanno mai fatto mancare il loro affetto dai social network. Voglio ringraziare i nostri famigliari, i miei e quelli di Salvatore, perché hanno avuto una grande forza nell’affrontare tutta questa vicenda, e soprattutto perché hanno dato a noi la forza per andare avanti".

Tutte le tappe della vicenda

- 15 febbraio 2012: due pescatori indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, restano uccisi da colpi di arma da fuoco a bordo della loro barca al largo delle coste del Kerala. Della loro morte vengono accusati i due marò in servizio anti-pirateria sulla petroliera Enrica Lexie, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che però sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Inoltre, il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell’India.

- 25 maggio 2012: dopo aver passato quasi tre mesi nel carcere indiano di Trivandrum, capitale dello Stato federale del Kerala, i due fucilieri della Marina vengono trasferiti in una struttura a Kochi e viene loro concessa la libertà su cauzione, con il divieto di lasciare la città.

- 20 dicembre 2012: viene accolta la richiesta dei due fucilieri di un permesso speciale per trascorrere in famiglia le festività natalizie in Italia, con l’obbligo di tornare in India entro il 10 gennaio. Il 22 dicembre atterrano a Roma, per ripartire alla volta di Kochi il 3 gennaio.

- 18 gennaio 2013: la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso e dispone che il processo venga affidato a un tribunale speciale da costituire a New Delhi.



- 22 febbraio 2013: la Corte Suprema indiana concede ai due fucilieri di tornare in Italia per quattro settimane, per votare alle elezioni politiche.

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