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Test ai magistrati, domani la norma approda in Consiglio dei ministri

La misura introdurà per il momento solo il principio: sui contenuti dei test e chi ne valuterà i risultati saranno in un secondo momento il ministero della Giustizia e il Csm

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Domani, in Consiglio dei ministri, arriverà il provvedimento che introdurrà i test psico-attitudinali per i magistrati. Fonti di governo confermano l'approdo della norma che era un vecchio pallino di Silvio Berlusconi: "Il testo arriva, poi in riunione vedremo se troveremo la quadra per chiudere", viene trapelato secondo l'Adnkronos. Il contenuto della misura demanderà ad esperti qualificati il compito di verificare l'idoneità psicoattitudinale allo svolgimento delle funzioni giudiziarie, ma con "rimandi a decreti delegati più approfonditi". Questo significa che la legge voluta da Carlo Nordio che arriverà nella giornata di domani nella riunione del governo Meloni dovrebbe limitarsi a introdurre esclusivamente il principio: a decidere i contenuti dei test e chi ne valuterà i risultati saranno in un secondo momento, con atti subordinati, il ministero della Giustizia e, con ogni probabilità, il Consiglio Superiore della Magistratura.

La richiesta del Csm

Il provvedimento è sicuramente destinato a far discutere, come del resto è già accaduto nello scorso novembre quando si era materializzata in un semplice pre-consiglio - ovvero la riunione preparatoria del Cdm - la possibilità (poi sventata) di inserire i suddetti test assieme alle pagelle per i pm previsti dalla riforma Cartabia. Da questo punto di vista, è stata chiesta l'"apertura urgente" di una pratica in Sesta Commissione sull'"annunciata introduzione, col decreto attuativo della riforma dell'ordinamento giudiziario, della verifica dell'idoneità psicoattitudinale di coloro che abbiano superato le prove scritte e orali del concorso in magistratura. Una verifica non contemplata - si legge - nello schema di decreto legislativo e sulla quale, quindi, il Csm non ha avuto modo di esprimersi".

A chiederla al Comitato di presidenza del Csm è il consigliere laico Ernesto Carbone, il quale sottolinea che "l'articolo 106 della Costituzione prevede quale unico criterio di accesso alla magistratura professionale quello tecnico: 'Le nomine dei magistrati hanno luogo per concorso'". Questa è stata inoltrata al Comitato di presidenza anche da tutti i consiglieri togati e dai laici Romboli e Papa. Anche in questo documento, si ricorda come "il governo autonomo della magistratura conosca già reiterate e continue verifiche sull'equilibrio del magistrato che viene sottoposto a valutazione dal momento del suo tirocinio e, successivamente, con intervalli regolari ogni quattro anni. È in quest'ambito - scrivono i consiglieri togati e i due laici - che il controllo sull'equilibrio dei singoli si dispiega in un contesto di salvaguardia dell'indipendenza della magistratura".

Il governo non arretra

Già nello scorso weekend l'Anm aveva espresso sconcerto per questo decreto considerato "contro la Costituzione" e in generale per la "superficialità con cui si ritiene di poter intervenire in materie così delicate, così costituzionalmente sensibili, come l'ordinamento giudiziario". A rispondere alle critiche dell'Associazione nazionale magistrati - che si è sempre posizionata all'opposizione rispetto alle proposte del ministro Nordio - ci aveva pensato Francesco Paolo Sisto: "Sulla giustizia abbiamo un programma chiaro che porteremo avanti, nella consapevolezza che mostrare saggezza non significa scegliere l'immobilismo - aveva dichiarato esplicitamente il viceministro della Giustizia -.

Nessuno deve avere paura di riforme scritte nell'interesse esclusivo dei cittadini".

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