Politica

Tornano i comunisti: Pd-Sel verso la fusione?

La sinistra è al bivio. Mentre Renzi valuta l'ipotesi di fare una sua lista che valichi i confini tra destra e sinistra, tra i democratici c'è chi pensa a un matrimonio col Sel

Nichi Vendola, leader di Sel
Nichi Vendola, leader di Sel

E se il Pd si spaccasse? Il partito guidato da Pier Luigi Bersani è sull'orlo di una crisi di nervi, a un passo da una frattura epocale. Se da una parte Matteo Renzi soppesa i rischi e i vantaggi di una lista tutta sua con cui presentarsi alle prossime elezioni e dare una ventata di cambiamento al centrosinistra italiano, dall'altro l'altra radicale assapora l'idea di fondersi con il Sel di Nichi Vendola. Per il momento è tutto nell'aria, ma lo scontro violento sul direttore dell'Unità Claudio Sardo la dice lunga sul clima teso che si respira in via del Nazareno.

In mattinata, ai microfoni di Radio 105, il sindaco di Firenze l'ha ribadito più volte che non è sua intenzione dar vita a un nuovo partito. "Ce ne sono già sin troppi", si è schermito. In realtà, stando a fonti vicine al rottamatore, l'idea di una "Lista nazionale" che valichi il confine tra destra e sinistra sembra non dispiacere. Soprattutto a fronte degli ultimi sondaggi che rimbalzano nelle agenzie di stampa. Secondo l'Swg, infatti, Renzi sarebbe al top tra i leader italiani. Un consenso che continua crescere, di settimana in settimana, e che oscura la leadership di Bersani. Il fatto è che il rottamatore non è certo l'unico, all'interno del Pd, a guardare avanti. Non sono pochi quelli che stanno valutando l'ipotesi di convolare a nozze con il Sel di Vendola che alle ultime elezioni si è dovuto accontentare di un magro risultato. Una sorta di "ufficializzazione" dopo anni di unione di fatto. A proporlo, in una intervista al Manifesto, è stato Matteo Orfini. Il responsabile cultura del Pd è, infatti, convinto che non ha più senso mantenere le divisioni di una volta. "Le 'due sinistre' riconoscono nel campo dei socialisti e democratici europei un punto di riferimento - ha spiegato - possiamo ragionare su qualcosa di nuovo che unisca le sinistre". Quello che Orfini ha in mente non è solo un'unione tra Pd e Sel, ma una vera e propria apertura dei democratici a tutte le anime della sinistra radicale. Dal popolo arancione di Luigi da De Magistris e Giuliano Pisapia ai movimenti che gravitano attorno alla sinistra.

L'idea di Orfini sarà, probabilmente, presentata al prossimo congresso del Pd. Nel frattempo, Vendola l'ha già accolta con estremo entusiasmo. In una intervista all'Huffington Post, il governatore del Sel ha fatto sapere di essere al lavoro per costruire una prospettiva che vada oltre gli immediati passaggi istituzionali e l'elezione del nuovo inquilino del Quirinale. Al vaglio, appunto, l'ipotesi di costruire una nuova sinistra "senza escludere rimescolamenti con il Pd". Pur dicendo "no" a una fusione a freddo, Vendola pretende che il Pd sciolga i nodi sulla sua natura e partecipi alla costruzione di "un luogo grande", che consenta di dare casa a tutte le sinistre in quella che lui stesso chiama "una felice convivenza del riformismo e del radicalismo".

Insomma, mentre si consuma sotto i riflettori dei media lo scontro all'ultimo sangue tra Renzi e Bersani, sotto banco c'è chi punta a riportare in vita una sinistra massimalista che metta insieme l'ala più radicale della sinistra. Un'operazione opposta a quella tentata da Walter Veltroni e che aveva dato vita al Partito democratico facendo fuori i comunisti dal parlamento. In crisi per la scoppola incassata alle ultime elezioni e impauriti dal consenso che sta acquisendo Renzi, Vendola e compagni stanno passando al contrattacco.

L'idea di "rimescolarsi col Pd" è dettata dall'istinto di sopravvivenza, ma rischia di mettere la parola "fine" alle frangi più radicali del Pd.

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