Cronache

Tornate subito al lavoro La pausa caffè mattutina è indecorosa per legge

Il Tar di Trento: "Non è diritto del dipendente pubblico, specie a inizio turno: è poco professionale". Dura da mandar giù...

Tornate subito al lavoro La pausa caffè mattutina è indecorosa per legge

Non è un diritto, anzi, è «indecorosa». Picchiano duro i giudici del Tar di Trento quando affrontano la delicata questione della «pausa caffè» di un dipendente pubblico. E non usano parolone sofisticate per affermare la loro avversione all'usanza italica. Piuttosto, sottolineano quasi con ironia che quei minuti davanti alla macchinetta «non sono un diritto costituzionale indebitamente conculcato dall'amministrazione, ma solo un comportamento non conforme a canoni di diligenza e scrupolo professionale». I magistrati fanno pure un distinguo tra caffè e caffè. Quello preso immediatamente all'inizio del turno è il meno accettabile anzi «indecoroso» perché «si presume che una persona già abbia fatto la colazione mattutina». La sentenza risolve in poche frasi pungenti una lunga disputa sollevata da una poliziotta che chiedeva l'annullamento di un richiamo scritto stabilito dalla commissione disciplinare interna di cui faceva parte anche il questore. I giudici però hanno respinto la sua richiesta e hanno convalidato il richiamo. Come mai? Semplice, la signora, una mattina, è arrivata in ufficio e senza cambiarsi d'abito (cioè non aveva neppure indossato la divisa) si è precipitata davanti al distributore automatico per prendere una bottiglietta d'acqua e il caffè. Poi aveva trasportato la sua colazione alla scrivania dove c'era ad aspettarla impaziente un collega da ben otto minuti.
L'agente si era difesa spiegando di essersi fermata solo per tre minuti al distributore e quindi di non aver abbandonato il posto di lavoro ma di essersi solo temporaneamente assentata per giustificato motivo. Le spiegazioni non sono state sufficienti per la commissione che alla fine ha deciso per la sanzione del richiamo scritto. Confermato dal Tar che la pensa diversamente dalla Corte di Cassazione. Solo qualche mese fa, infatti, i giudici supremi avevano precisato che può tollerarsi, durante le ore di lavoro, un piccolo break di «pochi minuti», perché permette di recuperare le energie psico-fisiche e favorisce un successivo migliore espletamento del servizio. E questa considerazione è in linea con quanto sostengono molti studiosi che parlano di effetti benefici del caffè. Inoltre, recentemente, anche la New York University ha sostenuto che una breve pausa caffè aiuta il cervello ad elaborare ed immagazzinare informazioni nuove.
Non bisogna esagerare, però. Né con la caffeina, né con l'abitudine di scambiare il posto di lavoro per un passatempo. C'è chi approfitta del distributore per abbandonare troppo spesso il posto di lavoro. Un'abitudine disapprovata dai lavoratori che non abusano della macchinetta. E infatti, sul web le reazioni favorevoli alla sentenza sono più di quelle contrarie. Solo qualche caffeinomane, punta il dito su un'altra categoria a rischio: i fumatori. «Ve la prendete con chi beve il caffè ma quelli che fumano spariscono da dietro la scrivania ogni mezz'ora». Insomma, le pause sono tollerate ma attenzione a non eccedere. La Suprema Corte ha infatti recentemente stilato il vademecum dei comportamenti che possono costare il posto di lavoro. E rientra nel novero dei comportamenti a rischio assentarsi dalla propria postazione per motivi che non siano di servizio. Per esempio una guardia giurata è stato licenziato in tronco perché si era allontanato dal posto di lavoro sostenendo di dovere effettuare una ricarica al telefono cellulare.

E non si era attivato nemmeno a rapina in corso.

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