Politica

Trappola alfaniana per Renzi: metterlo subito al posto di Letta

Il leader del Pd respinge l'invito del Ncd di conquistare Palazzo Chigi senza passare dalle urne. Il premier punta a rallentare l'iter della riforma elettorale

Trappola alfaniana per Renzi: metterlo subito al posto di Letta

Gabbando i cronisti, Matteo Renzi è scivolato ieri da una porta secondaria dentro l'Ospedale Maggiore di Parma dove è ricoverato Pierluigi Bersani.
La solidarietà personale è indubbia, ma l'afflato unitario nel Pd, al di là del diluvio di messaggi e della sfilata al capezzale dell'ex segretario, resta ovviamente una pia illusione. Passate le settimane di intontimento seguite alla epocale sconfitta della Ditta per mano di Renzi, il fronte anti-renziano prova a rialzare la testa. Il più veloce è stato Stefano Fassina, che dell'opposizione interna vuole prendere la guida e che è stato rapido come un fulmine a ritagliarsi il ruolo di novello Sacharov, vittima della «arroganza» renziana contro il «dissenso» per accreditarsi. Ma il vero obiettivo di Fassina è quello di fare da scudo - uscendone - al governo Letta: più esso dura, più i suoi nemici interni sperano di logorare il segretario, e riprendere il potere nel Pd. E infatti Fassina attacca Renzi sul fronte della sua «ambiguità» rispetto all'esecutivo (che lui ha appena rumorosamente abbandonato), e lo accusa addirittura di non volere il famoso «rimpasto» e di non mettere uomini suoi nei ministeri: «Un conto è lavorare in positivo, per imprimere una svolta. Un altro sono le caricature distruttive da campagna pre elettorale, con il Pd di Renzi che rischia di comportarsi come il Pdl di Berlusconi con Monti», tuona.
Il suo obiettivo interno, però, non è facilissimo da raggiungere, come nota sarcastico il renziano Angelo Rughetti: «Fassina vuol fare il leader della minoranza interna, e per Renzi non è un problema. Il problema se mai ce l'hanno gli altri della minoranza...». Fassina infatti è sostenuto da Bindi, Zanonato, dall'ex responsabile Giustizia Danilo Leva. Ma a fare muro ci sono i giovani turchi, che con Gianni Cuperlo e Matteo Orfini sono convinti di una cosa: con Renzi si può dissentire sui singoli contenuti, ma è l'unica e l'ultima carta che il Pd ha per provare a vincere un'elezione. Quindi meglio andare a votare al più presto con lui, che continuare a sostenere un governo che rischia di trascinare a fondo i consensi del Pd. Orfini è duro con Fassina: «Non lo capisco. Il chi di Renzi è stato inopportuno ed offensivo, ma durante le primarie sia io che lui di Renzi abbiamo detto di peggio», gli ricorda ironico.
La mossa di Fassina ha irritato anche il premier Letta, costretto ad affrontare l'ennesimo pasticcio nel governo, ma i suoi obiettivi sono condivisi a Palazzo Chigi. Dove l'asse Letta-Alfano si prepara a cercare di incastrare il sindaco in una defatigante mediazione sul «contratto di governo», e soprattutto a rallentare la corsa verso la riforma elettorale. Un'arma che né Letta né Alfano vogliono consegnare nelle mani di Renzi. Per Alfano il tempo è vitale: il Ncd ora potrebbe solo andare al suicidio elettorale o tornare nelle braccia di Berlusconi. Invece la speranza, che i dirigenti Ncd confidano agli amici Pd, è che una manina (giudiziaria) tolga definitivamente di mezzo il Cavaliere, per mettere loro il cappello su una parte dell'elettorato di centrodestra. Renzi sa che l'ostruzionismo alfaniano sulla legge elettorale sarà durissimo, e non scarta il piano B di dover tenere in piedi Letta per un altro anno. Qualcuno, nella maggioranza, prova a tentarlo con l'ipotesi di sostituire lui Letta a Palazzo Chigi, senza passare per deleterie (per l'Ncd) elezioni.

Ma i suoi liquidano l'ipotesi: «Follia, mica vuol fare la fine di D'Alema».

Commenti