Politica

Tutti contro Ingroia per aiutare il Pd

Tutti contro Antonio Ingroia. Tutti contro le ardite parole pronunciate dal magistrato palermitano per evocare, nientemeno, Giovanni Falcone. Ha cominciato Ilda Boccassini con un perentorio: «Si vergogni». Poi, in ordine sparso, ecco farsi avanti Salvatore Borsellino, Maria Falcone e Roberto Saviano. Vecchie e nuove icone, cognomi pesanti, antichi schemi infranti sullo sfondo di una battaglia politica durissima: Ingroia combatte da sinistra per raggiungere il fatidico quorum del 4 per cento che gli aprirebbe le porte di Montecitorio. Alla sua destra il Pd tenta in tutti i modi di mettergli i bastoni fra le ruote perché la concorrenza di Rivoluzione civile potrebbe togliere al centrosinistra la vittoria al Senato in alcune regioni chiave, in cui si combatte all'ultimo voto. E la posta in gioco, a Montecitorio, è altissima. È un match delicatissimo e in qualche modo fratricida che va avanti da giorni. Il Pd aveva ventilato la possibilità di un accordo basato sulla desistenza: via Rivoluzione civile nelle regioni in bilico, in cambio il partito di Bersani avrebbe ospitato alcuni candidati arancioni. Non se n'è fatto nulla e allora ogni pretesto è buono per litigare. E per far scattare contro Ingroia, che insidia le posizioni dei Democratici, la macchina del «soccorso rosso».
Dunque, nelle varie cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario, più di un magistrato aveva criticato Ingroia per essersi esposto mediaticamente e per aver indossato una casacca. Lui, sempre più infastidito, aveva fatto notare che anche Falcone si trovò nei guai quando cominciò a collaborare con la politica. Non l'avesse mai detto. Martedì sera Ilda Boccassini, che già combatte una partita importantissima contro l'aspirante premier Silvio Berlusconi, spara un siluro clamoroso: «Come ha potuto Antonio Ingroia paragonare la sua piccola figura di magistrato a quella di Giovani Falcone? Tra loro esiste una distanza misurabile in milioni di anni luce». Poi la pm più famosa d'Italia scaglia l'anatema: «Si vergogni». Ingroia non si perde d'animo e replica ieri con toni altrettanto duri: «Ho atteso finora una smentita, invano. Siccome non è arrivata dico che l'unica a doversi vergognare è lei che, ancora in magistratura, prende parte in modo così indecente e astioso alla competizione politica manipolando le mie dichiarazioni. La prossima volta pensi e conti fino a tre prima di aprire bocca». Lui, però, prima di chiuderla, prova a colpire l'avversaria con un'allusione, di quelle dico e non dico, perfida: «Quanto ai suoi personali giudizi su di me non mi interessano e alle sue piccinerie siamo abituati da anni. Mi basta sapere cosa pensava di me Paolo Borsellino e cosa pensava di lei. Ogni parola in più sarebbe di troppo».
Ingroia si difende insomma utilizzando come scudo il suo venerato maestro, Paolo Borsellino. Ma in questo modo si espone ad altri attacchi, mettendo in moto le falangi del «soccorso rosso». Attacca Salvatore Borsellino, fratello di Paolo e presidente dell'associazione Agende Rosse: «Ingroia non metta in mezzo Paolo. Mio fratello non è mai entrato nelle campagne elettorali e non ci vorrebbe certo entrare da morto». Si fa sentire pure Maria Falcone, sorella di Giovanni: «Non permetto a nessuno di parlare di Giovanni per autopromuoversi a livello politico». Ingroia, svelto, prova a parare il colpo: «Alla signora, con tutto il rispetto per il cognome che porta, dico: s'informi prima di parlare. Io non ho mai usato il nome di Falcone per i voti. Lei invece sì, quando si candidò per prendere il seggio al Parlamento europeo».
Vecchie ruggini, nuovi rancori e l'antimafia a pezzi. Ma le punture di spillo non sono ancora finite. Scende in campo, con tutta la sua autorevolezza, Roberto Saviano e anche lo scrittore si schiera contro Ingroia: «Giovanni Falcone non fece mai politica.

Ilda Boccassini al TgLa7 ristabilisce la verità». Se non è un assedio, poco ci manca. Solo Antonio Di Pietro, alleato di Ingroia, prova a spegnere la polemica: «È tutto un equivoco. Ingroia non hai mai voluto paragonarsi a Falcone».

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