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Urne all'estero, il trucco di Pd e Prof

Grazie ai patronati dei sindacati, il centrosinistra fa propaganda tra i connazionali. Decisivi i 6 senatori in palio

Urne all'estero, il trucco di Pd e Prof

Roma - Occhio al voto all'estero, coi numeri che ballano specie in Senato le famigerate circoscrizioni fuori dall'Italia rischiano di essere decisive, come per Prodi nel 2006. Tra Europa e Oceania si eleggono, con modalità bizantine (si vota per corrispondenza...) e brogli all'ordine del giorno, dodici deputati e sei senatori, pedine molto utili in caso di maggioranze risicate. E qui soprattutto il Pd ha l'asso nella manica, grazie all'asse di ferro coi sindacati. La chiave sono i «patronati» esteri, cioè quelle strutture (finanziate dallo Stato italiano) emanazione dell'associazionismo di sinistra o cattolico (Inca-Cgil, Acli, Cisl, Uil), che supportano lavoratori e pensionati all'estero. I patronati non possono, però, fare campagna elettorale per nessun candidato, come chiarisce una circolare del ministero del Lavoro da cui dipendono i patronati (quelle elettorali sono «attività che esulano dal conseguimento delle prestazioni sociali previste dalla legge» per i patronati), in risposta alla denuncia presso il Consolato generale italiano a Chicago fatta dal coordinatore locale della lista Monti, Luigi Sciortino: «Il patronato di Chicago Acli sta facendo campagna elettorale per il Pd al candidato per il senato Renato Turano - ha denunciato il “montiano-americano” - hanno invaso la città di volantini con recapito postale dell'Acli, ma la legge vieta tutti gli enti che percepiscono fondi pubblici» eccetera.

Per la verità, la stessa lista Monti non si è fatta mancare il suo candidato legato alla rete dei patronati, con la corsa nella circoscrizione Europa di Mario Caruso, responsabile patronato Enas a Stoccarda. Ma chi batte tutti è il Pd. Sempre in Europa (super-collegio che elegge cinque deputati e due senatori) sono candidati Laura Garavini (sostenuta dai patronati Uil), Franco Narducci (da quelli Acli) e Claudio Micheloni (Inca-Cgil). Il portale all'estero Italiachiamaitalia ha raccolto numerose segnalazioni di attività elettorali nei patronati, come l'endorsement delle Acli svizzere in sostegno di due candidati del Pd, le strane code di persone richiamate dai patronati in Germania e Francia per essere «istruiti» su come votare (con qualche suggerimento anche per chi?) e poi la curiosa lettera inviata dalla Ital-Uil ai residenti di nazionalità italiana, dove allegato ai servizi del sindacato si trova un depliant elettorale di Laura Garavini, deputata uscente del Pd ricandidata in Europa. Rientra anche questo nei servizi degli esperti Uil all'estero? Il rischio, secondo alcuni, è di trovarsi le Acli divise tra l'appoggio a Monti e al Pd, l'Inca Cgil in marcia col Pd e l'Enas con la lista Monti.

In effetti l'enorme database degli iscritti ai patronati-sindacati può diventare un'arma micidiale in campagna elettorale. Molti connazionali all'estero si appoggiano a loro per le pratiche burocratiche (dichiarazione dei redditi, pensioni, tasse), compreso il procedimento del voto tramite plico elettorale. Non solo quindi i patronati posseggono innumerevoli dati personali, ma fanno da veri «consulenti elettorali», con rischio parzialità, non previsto nel finanziamento pubblico a loro concesso (un'aliquota sui contributi previdenziali Inps). Senza parlare dei casi di ruberie, com'è successo alla Inca-Cgil di Zurigo, condannata dal Tribunale svizzero nel 2012 al risarcimento di vari milioni di franchi svizzeri per aver «truffato sistematicamente innumerevoli pensionati italiani, appropriandosi indebitamente dei loro contributi pensionistici». Casi limite, in un mondo che resta comunque molto opaco.

Qualcuno controlli il voto all'estero.

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