Politica

Vendola vuole l'esclusiva da Bersani "Scelga: o sta con me o con Casini"

L'Udc in pressing sui democratici per far fuori la sinistra radicale. Vendola s'infuria: "Voglio l'esclusiva". Bersani decide di non decidere: "Il gioco della torre non vale"

E alla fine spunta fuori il triangolo. A qualcuno piace, a qualcuno no. Questione di gusti, appunti. Resta il fatto che, in vista delle politiche dell'anno prossimo venturo, optare per un rapporto a due oppure per un ménage à trois significa anche correre secondo coerenza oppure giocare per vincere. Lo sa molto bene Nichi Vendola che non vuole che Pier Ferdinando Casini s'infratti nell'alleanza stretta tra Pd e Sel. "Bersani vorrebbe uscire sia con me sia con Casini, ma entrambi vogliamo l’esclusiva...", ha ironizzato il governatore della Puglia tornando a mettere in seria difficoltà i vertici di via del Nazareno.

Sebbene Pier Luigi Bersani continui a rimandarlo, il problema resta. E riesca a scontentare tutti. Il risultato delle Regionali in Sicilia ha aperto la ferita: Pd e Udc hanno portato in trionfo Rosario Crocetta disperdendo la metà dei voti incassati alle precedenti elezioni, mentre Sel è rimasta addirittura a bocca asciutta senza riuscire a far eleggere un solo consigliere. Insomma, per il centrosinistra la partita sulle alleanze è sempre più fondamentale. I centristi hanno iniziato ad alzare la testa e stanno spingendo i democrat a far fuori l'ala radicale guidata da Vendola. "Occorre un progetto di governo di Pd e Udc insieme", ha spiegato Marco Follini. "Con il Pd abbiamo condiviso un percorso, prima di opposizione a Berlusconi e poi di sostegno a Monti - ha incalzato Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc - Pd e Sel hanno posizioni diametralmente opposte sul governo Monti". Il messaggio è chiaro. E tutt'altro che velato.

Per non finire nel tritacarne grillino, che alle politiche punta al 20% erodendo voti alla sinistra radicale, Vendola vuole che Bersani sottoscriva definitivamente l'alleanza tra Pd e Sel lasciando però fuori l'Udc. "Il leader del Pd deve decidere se vuole costruire un programma solo per guadagnare il governo e non per realizzare un cambiamento, per riformare i diritti civili, ridare centralità all’economia reale, tagliare gli artigli agli speculatori - ha spiegato il governatore della Puglia - se Bersani è disponibile a un programma mediocre andrà con Casini, se vuole un programma di cambiamento deve farlo con Vendola".

Il triangolo, appunto. Il ménage a trois che oggi mette in posizione di forza i democratici - ago della bilancia tra l'Udc e il Sel - ma che un domani rischia di immobilizzare il Paese, proprio come era stato con l'Unione di Romano Prodi (anche se allora l'ammucchiata era con ben dodici partiti). In caso di dissenso, assicurano i democrat, voteranno a maggioranza a riunione congiunta dei gruppi. "Oggi, a differenza dell’Unione, c’è un perno, il Pd, e poi il panorama molto ma molto semplificato - ha assicurato Bersani - c’è accordo con posizione più radicale, quella di Vendola, e quella tradizionale dei socialisti". E, poi, il segretario piddì crede (ancora) a un incontro con i moderati. Secondo fonti vicine a via Del Nazareno, Bersani starebbe cercando di convincere Vendola a dialogare con tutte le forze di centro: "Il gioco della torre qui non vale".

"Non facciamo delle ammucchiate - ha assicurato - stiamo parlando di campi diversi che, però, devono dialogare perché regali al fronte del berlusconismo non possiamo più farne".

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