Politica

Il video sulle truffe Idv che imbarazza Tonino

Già tre anni fa un dirigente del partito denunciava lo scandalo Emilia. E Di Pietro in tv non risponde sui milioni spesi in immobili

Il leader Idv Antonio Di Pietro
Il leader Idv Antonio Di Pietro

Roma - Un conto è se le domande le fa il Giornale, un conto se le fa Report. Allora, per Antonio Di Pietro, è difficile sottrarsi alla «macchina del fango», ma quanta fatica poi davanti alla telecamera, che nervosismo, la bocca s'impasta nei panni dell'interrogato. La donazione della contessa Borletti (erede dell'impero delle macchine per cucire «Borletti, punti perfetti»), usata in parte per la politica, in parte per comprare immobili. Di Pietro non ricorda con precisione la cifra ricevuta nel '95, eppure non sono spiccioli. «Credo 500milioni di lire, o 250 milioni, non ricordo». «Quasi un miliardo» precisa Report; «No no, no no» replica Di Pietro. Cui la memoria fa però difetto, perché erano 954.317 milioni di lire, poco meno di un miliardo, i soldi regalatigli dalla Borletti. Che poi Di Pietro usa anche per comprare un appartamento. Un altro appartamento personale, a Roma, viene ristrutturato coi soldi del partito. È troppo. «A voi interessa più lo stuzzicadente della trave! Report realizza così il servizio pubblico? Chiamatemi Maruccio» dice Di Pietro stizzito. Sì proprio quel Maruccio, il suo fidato avvocato, non ancora indagato per peculato sui fondi del gruppo Idv Lazio.
Ma poi c'è l'elenco delle proprietà della famiglia Di Pietro, così come periziata dal geometra D'Andrea. Un patrimonio notevolissimo, accresciuto molto dal 2002 in poi, anni in cui crescono i figli, ma pure i rimborsi elettorali per Idv, gestiti da tre sole persone: Di Pietro, la moglie e la tesoriera on. Silvana Mura. «Per il periodo 2002/2009 la famiglia ha incrementato notevolmente i volumi investiti acquistando beni per un valore complessivo stimato di 3.840.272 euro». Nel dettaglio, in quegli otto anni il leader Idv si intesta 8 nuove proprietà e ne vende 4; la Antocri Srl, immobiliare di cui è unico socio, ne compra 4; la moglie Mazzoleni 6; la figlia Anna se ne vede intestare 8; il figlio Giuseppe Antonio 7, il figlio Cristiano, ora consigliere regionale in Molise, 3. «In tutto 36 nuove unità immobiliari di varia tipologia acquisite dal 2002 al 2009 dalla famiglia».
Quante case, quanti soldi, ma quanti problemi con le presunte mele marce del cesto. L'ex capogruppo dipietrista Paolo Nanni è indagato (peculato) per l'uso di circa 450mila della Regione Emilia Romagna. Un vortice di cene (a volte simultanee, decine di migliaia di euro ogni anno), spese di rappresentanza, noleggi di auto, soldi a tv locali, convegni che si sospetta non essere mai stati fatti, anche se indicati come giustificativi delle spese, quelle sì fatte. Spesso, tra i relatori, c'erano anche parlamentari, tra cui anche la tesoriera Mura. Come nel convegno del marzo 2006 su «Il ritorno ai grandi valori della costituzione repubblicana», enfatico titolo per una più godereccia location: l'Antica trattoria del Cacciatore a Bologna. I pm stanno riscontrando che a volte i convegni in trattoria coincidevano con i compleanni in casa Nanni, dove moglie e figlia festeggiano lo stesso giorno. Alla trattoria del Cacciatore, ad esempio, il convegno concomitante coi due compleanni viene annullato, la cena no: 2mila euro il conto. Sempre in date prossime con le ricorrenze ci sarebbero anche spese per mazzi di fiori. Lui si difende temerariamente: anche la figlia e la moglie lavoravano per l'Idv, quindi niente di strano se alle «cene di partito» ci fossero anche loro. Peccato che «la distribuzione familistica degli incarichi» è proprio una delle accuse che riguardano i cinque anni di Nanni in Regione. In un video del 2009 rintracciabile su Youtube l'ex capo dei giovani Idv di Bologna, Gian Lorenzo Spisso, pone una domanda via chat a Di Pietro, allora suo capo: «Cosa sa di Nanni? Ricandidato in Regione nonostante gli scarsissimi risultati e la distribuzione familistica degli incarichi!?». Di Pietro risponde difendendo il futuro indagato Nanni, dicendosi «molto orgoglioso» di averlo nell'Idv: «È una persona per bene, io Nanni me lo tengo stretto» (per dire poi, dopo l'inchiesta giudiziaria, che «Di Nanni è piena l'Italia»). Dunque era informato di stranezze? «Alla tesoriera Mura avevamo provato a raccontare quel che stava succedendo, inutilmente» racconta Spisso, ora uscito dall'Idv (che su Twitter rilancia con l'hashtag#italiadeivoraci). «Con Di Pietro non riuscii mai a parlare, perciò fui costretto a scrivergli pubblicamente in quella chat con Zoro» su Excite tv. Messo in guardia, Di Pietro decise comunque di fidarsi, come per Maruccio.

Anche qui, Di Pietro poteva non sapere.

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