Guerra in Israele

"Vile rappresaglia", "Chiamate un'ambulanza". Lite in studio tra Di Battista e Parenzo

L'ex parlamentare grillino accusa Israele: "Fosse Ardeatine al contrario". Ma il giornalista non ci sta: "Li paragoni con i nazisti, hai un problema ideologico"

"Vile rappresaglia", "Chiamate un'ambulanza". Lite in studio tra Di Battista e Parenzo

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"Vile rappresaglia", "Chiamate un'ambulanza". Lite in studio tra Di Battista e Parenzo

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Gli sviluppi del conflitto in corso tra Israele e Hamas inaspriscono sempre di più il dibattito nel nostro Paese. Nei talk show in televisione trovano spazio ospiti dal pensiero diametralmente opposto, uno spazio di lecita democrazia che inevitabilmente spesso sfocia in botta e risposta tra gli interlocutori presenti. È quanto accaduto ieri tra Alessandro Di Battista e David Parenzo nel corso dell'ultima puntata di Dimartedì, programma in onda su La7, proprio mentre stava per concludersi il 18esimo giorno di guerra in Medio Oriente.

L'ex parlamentare del Movimento 5 Stelle, come di consueto, ha usato parole al veleno e ha accusato lo Stato di Israele di compiere crimini contro l'umanità nella Striscia di Gaza. A tal proposito ha citato il devastante bilancio sui bambini alla luce degli ultimi dati dell'Unicef, secondo cui i recenti attacchi incessanti hanno provocato 2.360 vittime e 5.364 feriti. Di Battista ha colto la palla al balzo per sferrare un nuovo attacco a Israele, ricorrendo però a termini ben precisi ed effettuando un parallelismo con il passato che - di fronte alle critiche del caso - ha rivendicato pienamente.

"Israele quando si fermerà? Quando assassinerà 33 palestinesi per ogni vittima israeliana? Una rappresaglia come le Fosse Ardeatine al contrario? Questa è una vile rappresaglia nei confronti di una popolazione civile innocente". Il paragone tra nazisti e quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza non poteva ovviamente passare in secondo piano. Un'uscita che ha innescato l'immediata reazione di Parenzo: "Ma devono chiamare un'ambulanza...". Secondo il giornalista l'utilizzo del termine rappresaglia e il parallelo tra ciò che fa lo Stato di Israele e i nazisti "la dice lunga sul fatto che hai un problema veramente ideologico".

Fin da subito è apparso chiaro un concetto: stare dalla parte del popolo palestinese non significa automaticamente sostenere Hamas. Ma è stato altrettanto evidente che a molti cortei pro-palestina hanno preso parte diversi manifestanti che si sono schierati dalla parte dell'organizzazione terroristica, arrivando a giustificare le atrocità commesse sui bambini e pronunciando minacce choc al grido di "Uccidiamo gli ebrei". Un coro agghiacciante, pubblicato da ilGiornale, che non può essere bollato come singolo caso isolato ma che anzi dovrebbe destare molta preoccupazione.

Torture e carneficina che dovrebbero trovare un'ananime condanna, eppure un secondo dopo si lascia spazio a chi si scaglia contro Israele e se la prende con il primo ministro Benjamin Netanyahu. Senza alcun dubbio il diritto internazionale va rispettato osservando il giusto principio della proporzionalità della risposta, ma sarebbe gradito un atteggiamento diverso dagli opinionisti anti-Israele da salotto tv: perché non si dedica alla condanna totale di Hamas lo stesso tempo che si riserva all'operazione di addossare colpe a Israele?

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