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La vittoria di Berlusconi: sono le mie riforme affossate dalla sinistra

Renzi: "Piena sintonia con Berlusconi: riforma Costituzionale, camera delle autonomie e riforma elettorale". Il Cavaliere: "Restano le critiche al governo Letta, ma Forza Italia voterà le riforme"

La vittoria di Berlusconi: sono le mie riforme affossate dalla sinistra

Berlusconi fa goal in trasferta e sigla il patto con Renzi a casa del Pd. Il Cavaliere, accompagnato dall'eminenza azzurra Gianni Letta, arriva nella sede di via del Nazareno in perfetto orario: pochi minuti prima delle 16. Ne uscirà due ore e mezzo dopo un summit cordiale salutato subito da un tweet del renziano Andrea Marcucci: «Fumata bianca». Nei giorni scorsi soprattutto Verdini aveva preparato il campo e l'intesa era scontata, a dispetto di una pattuglia di contestatori del Popolo Viola che accolgono l'ex premier con lanci di uova e grida. Al temine dell'incontro, Renzi parla di «profonda sintonia» e poco dopo il Cavaliere gli fa eco: «Ho garantito al segretario Renzi che Forza Italia appoggerà in Parlamento le riforme». Ecco i punti cardine del patto: riforma del titolo V della Costituzione; trasformazione del Senato per superare il bicameralismo perfetto; nuova legge elettorale per sottrarre chi vince le elezioni dai veti dei piccoli partiti. I due, su questi temi, si intendono a meraviglia. E pure davanti al segretario del Pd Berlusconi ricorda che queste «erano le mie riforme, poi il tuo partito me le ha affossate». Concetto, questo, che Berlusconi vuole sottolineare anche nella nota-video registrata appena dopo il faccia a faccia e prima di ripartire per Arcore: darò l'appoggio a Renzi per fare «due riforme indispensabili, urgenti e necessarie per ridare efficienza al nostro sistema istituzionale, per ridurre drasticamente i costi della politica e modernizzare il Paese». E quindi: «Si tratta di riforme - aggiunge - che il centrodestra da me guidato ha sempre ricercato e che la nostra maggioranza aveva approvato in Parlamento già nel 2006, ma che fu la sinistra a vanificare, attraverso un referendum, interrompendo così il percorso di rinnovamento avviato». Per fortuna Renzi non è della stessa pasta dei precedenti segretari della sinistra: «Siamo quindi lieti, oggi, di prendere atto del cambiamento di rotta del Pd». Berlusconi è soddisfatto: a dispetto delle Procure e della parte minoritaria e radicale del Pd, riceve la legittimazione forte da parte dell'avversario. Le riforme si fanno insieme o non si fanno. E Berlusconi torna prepotentemente al centro della scena politica del Paese. Riconosce che il sindaco di Firenze ha una marcia in più rispetto a tutti gli altri e quindi è meglio non solo andarci d'accordo ma addirittura sostenerlo. La battuta è di qualche giorno fa il Cavaliere ha ammesso: «Se andassimo alle elezioni con Renzi leader prenderemmo il 56%». Accordo fatto, quindi. Anche se restano due problemi: la minoranza interna del Pd, allergica a Berlusconi e i piccoli partiti, Ncd e Scelta civica in testa. Proprio durante il summit pare che sia stato Renzi a rassicurare il Cavaliere: «Ci staranno tutti, glielo assicuro». E da lì sarebbe partita una telefonata ad Alfano per coinvolgerlo sul problema «legge elettorale». Intanto Forza Italia esulta: Stefania Prestigiacomo parla di «giornata storica» mentre Daniele Capezzone twitta che «Oggi nasce la Terza Repubblica. Bi-tripartitismo, alternanza e competizione, stop ricatti partitini».

Idem Mariastella Gelmini: «Come sempre in questi venti anni, Berlusconi ha agito ancora una volta nell'interesse superiore dell'Italia e ha saputo ricollocarsi al centro della scena dove lo hanno posto i milioni di consensi ricevuti in questi anni».

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