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Voleva rottamare Alfano, poi gli ridà il Viminale

A Ncd concede tutto. Ma fino a pochi mesi fa sbeffeggiava "i vecchi arnesi"

Voleva rottamare Alfano, poi gli ridà il Viminale

«Ma come si fa a governare con Alfano, Formigoni e Giovanardi?» twittava Renzi nel ruolo di «disturbatore» del governo Letta. Adesso, dopo nemmeno tre mesi e la staffetta-lampo a Palazzo Chigi, non solo si ritrova lui a dover governare con Alfano, ma ha concesso tutto al leader Ncd, che esce vittorioso dal braccio di ferro con l'(ex) rottamatore, almeno sui posti di governo. Alfano tiene il Viminale, ministero di grande potere, e due altri dicasteri pesanti: la Sanità (con la Lorenzin) e le Infrastrutture (confermato Lupi), e restano le sottopoltrone di governo ancora da assegnare. L'unica rinuncia che ottiene Renzi da Alfano è la casella di vicepremier, che però non è prevista nel governo Renzi e quindi non va calcolata come perdita. Senza contare le presidenze di commissioni in mano a Ncd (come quella del Lavoro presieduta da Sacconi o la Agricoltura sempre del Senato guidata dall'ex governatore lombardo) e che non verranno toccate. Bottino pieno, dunque, per Alfano, Formigoni e Giovanardi, quelli con cui «come si fa a governare?». Tutto si decide nella notte, in una trattativa serrata nello studio di Graziano Delrio, presenti Alfano e Lupi. L'obiettivo a cui punta Ncd, oltre alla riconferma dei ministeri, è di neutralizzare «il piano B» di Renzi (B nel senso di gradito a Berlusconi), cioè un annetto di legislatura e poi il voto. Per farlo Ncd chiede di collegare il varo dell'Italicum, la nuova legge elettorale partorita da Renzi-Berlusconi, alla riforma del Senato, che richiede tempo, così da allontanare lo spettro del voto. «Credimi, conviene anche a te - dice Alfano a Renzi -. Se t'impegni su questo punto metti a tacere pure la minoranza del tuo partito che pesa ancora molto in Parlamento: alle Camere hai metà partito contro di te». Renzi ammette che sì, effettivamente è così. Ma non basta ancora. Alfano vuole un impegno scritto, vuole avere in tasca la polizza sulla vita del governo. Renzi prova a non legarsi le mani. Ma poi cede, arriva l'impegno formale. Congelato l'Italicum, priorità assoluta per Alfano, il resto è tutto in discesa, con i ministeri Ncd riconfermati.
E pensare che poche settimane fa Renzi sfotteva Letta per il troppo peso dei vecchi arnesi Ncd nel suo governo: «Formigoni e Giovanardi stanno in politica da 30 anni, Formigoni è in parlamento quando io avevo 8 anni. Non è che abbiamo fatto una battaglia per rottamare i nostri leader e poi prendiamo la linea dalle seconde-terze file di centrodestra». Con la beffa, poi, di dover riconfermare Alfano al ministero da cui doveva dimettersi, a sentire Renzi di luglio, nei giorni dei caso Ablyazov (il dissidente consegnato alle autorità kazake insieme a moglie e figlia). «Se Alfano sapeva ha mentito, e questo è un piccolo problema, se non sapeva è anche peggio» bacchettava Renzi. Alfano deve dimettersi? «È un fatto personale, non dipende da me, ma la Idem si è dimessa...». Proprio la faccenda kazaka era stata una delle preoccupazioni di Renzi coi suoi, quando ancora era deciso a non riconfermare Alfano («va bene Ncd, ma servono facce nuove»): «E se lo metto all'Interno e poi escono nuove rivelazioni sul casino che ha combinato coi kazaki?» domandava a chi cercava di ammorbidirlo. Non c'è stato più bisogno, alla fine si è convinto. E si ritrova insieme a quelli con cui come si fa a stare. Compreso Giovanardi, suo bersaglio preferito, («Ascoltate Giovanardi, ma che avete fatto da piccoli?»).

Anche a «Renzi cambiaverso» tocca cambiare idea.

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