Politica

VOLEVANO IL MORTO E GRILLO STA CON LORO

Da come sono andate le cose in piazza, ieri, vien da pensare che qualche testa bacata magari il morto l'andasse cercando. Tanto è stato cercato, inseguito lo scontro frontale e così brutale, assolutamente spropositato il furore dei manifestanti. Ai quali Beppe Grillo invita le forze dell'ordine ad unirsi, a schierarsi nella protesta per fare cessare la «guerra tra le giovani generazioni, una in divisa e una in maglietta, mentre i responsabili stanno a guardare sorseggiando il tè». Grillo, ovviamente, non ha capito niente, ma questa è una sua dote innata. Chi ha fatto le spese della truce gazzarra non indossava magliette e non sorseggiava tè. Di una cosa, infatti, possono andar fieri gli studenti, i sindacalisti, gli antagonisti, gli anarchici, i Cobas, i Cub, i Ces, la Cgil, i Centri sociali, gli ambientalisti, l'arcigay, l'arcilesbica, Legambiente, le Maestre precarie e quanti altri movimenti e sigle hanno partecipato alle manifestazioni-guerriglia. Di avergliela fatta vedere, di avergliela cantata al cittadino. Perché non v'è dubbio che con loro (e con le forze dell'ordine, ma questo va da sé) se la sono presa: uomini, donne e anche bambini coinvolti e travolti dalla berciante violenza degli insorgenti. Scesi in piazza preda a foia devastatrice e volontà di far del male (gli agenti, ancorché in «tenuta antiguerriglia», ne sanno qualcosa), di colpire, di abbattere. E che mollavano il campo solo all'arrivo dei mezzi blindati, neanche fossimo in Siria. Volontà di far male ma anche volontà di creare problemi, di recare disagio.
Tant'è che oltre a paralizzare il traffico compreso ovviamente quello pedonale, l'orda protestataria ha preso di mira - trasformandole in campi di battaglia - le stazioni ferroviarie riducendo a ostaggi i passeggeri in arrivo e in partenza. Il modo migliore, a parer loro, per rivendicare il diritto allo studio, al lavoro ovvero sia posto fisso, all'equità, alla solidarietà e per gagliardamente opporsi all'austerità imposta dal governo.
Sarà il richiamo della foresta agli autunni caldi del bel tempo che fu, sarà il frescacciume sessantottesco incistato in quel che c'è di cervello nelle zucche delle nuove generazioni, sarà l'emulazione, il desiderio di imitare e magari superare i greci e gli spagnoli che di questi tempi in piazza ci scendono ogni due per tre spaccando tutto, ma la fregola manifestaiola è ancora una volta sbottata nella sua forma più becera e antisociale. Autocondannandosi perché la protesta ha un senso - ed il senso lo ritrova nel successo - se chi la manifesta guadagna alle sue ragioni il consenso dei cittadini o comunque di parte di essi. Quello che i manifestanti hanno ieri ottenuto è invece solo collera, sdegno e forte risentimento. Nei più arrabbiati perché maggiormente colpiti dal vandalismo protestatario, forse addirittura una rinnovata solidarietà al governo, un «meglio l'Imu che questa belluina anarchia». In tutti, ne siamo certi, il voto che la prossima volta le forze dell'ordine menino e menino forte. Giù botte.

Con buona pace di Beppe Grillo.

Commenti