Politica

«Invece dell’arabo insegnavano a mia figlia la Sharia»

La denuncia di un marocchino che ha ritirato la bimba dalla madrassa di Silla

Claudia B. Solimei

da Bologna

Aveva deciso di mandare la figlia di 10 anni a una scuola coranica domenicale per farle imparare l'arabo, invece in quella piccola madrassa aperta da due anni accanto alla moschea in un paesino arrampicato sull'Appennino bolognese, Silla, hanno cercato di imporle il velo e le volevano insegnare la sharia, la legge islamica. Così Mustafa Ghumar, cittadino marocchino da molti anni residente in Italia, ha deciso di ritirarla: «Dopo soltanto tre lezioni - racconta il padre della piccola Hind - la bambina mi ha detto che non ci voleva più andare. Quando le ho chiesto il motivo, mi ha risposto che l'insegnante voleva costringerla a indossare il velo». Come lui, anche il fratello ha ritirato il figlio dalla scuola e altri genitori hanno fatto lo stesso . «A fare lezione c'è un giovane che fa l'operaio ed è abbastanza osservante», si azzarda a spiegare il genitore, che si dice dispiaciuto di non poter mandare i propri figli, ne ha altri due, da maestri musulmani moderati: «Avevano detto di voler insegnare l'arabo - continua - invece parlavano della sharia ai bambini e dicevano alle ragazze che è vietato portare le gonne, lo smalto, il rossetto e di non sedersi accanto ai maschi». La denuncia di Mustafa getta una nuova ombra sulla gestione delle numerose scuole islamiche sorte in Italia, che spesso finiscono in mano agli esponenti più radicali delle comunità di immigrati musulmani. «Sono a conoscenza dell'esistenza della scuola a Silla - dice monsignore Isidoro Sassi, vicario a Porretta Terme - e anche della presenza di elementi osservanti, ma è comunque un bene che dall'interno della stessa comunità si rivendichi la libertà dell'individuo». Intanto, dopo le espulsioni dell'imam di Torino e di altri due «cattivi maestri», ad Azzate (Varese) e Perugia, anche la guida del Centro di cultura islamica di Bologna rischia di finire nei guai dopo le dichiarazioni fatte alle telecamere di Matrix.

Nabil Bajoumi, questo il suo nome, egiziano, ha infatti sostenuto, a proposito del terrorismo, che «in Israele nessuno è innocente, nemmeno i bambini» e che molte delle argomentazioni dello sceicco Osama Bin Laden sono giuste. Ora in regione Forza Italia, Alleanza nazionale, che ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno, e la Lega invocano la sua espulsione e delle scuse.

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