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"Io come Borsellino" Ingroia l’intoccabile ora fa pure il martire...

Il pm respinge le critiche al suo comizio contro la riforma Alfano e tira in ballo l’eroe antimafia

"Io come Borsellino" 
Ingroia l’intoccabile  
ora fa pure il martire...

Roma - Antonio Ingroia non ci sta. E fa il martire, paragonandosi ad un martire vero: quel Paolo Borsellino ucciso dalla mafia nel 1992.
Contro di lui, dice, c’è «la stessa intolleranza», la stessa «disinformazione massiccia», che colpì il magistrato quando denunciò pubblicamente il calo di tensione nella lotta a Cosa nostra. È con questa mossa ad effetto che il procuratore aggiunto di Palermo respinge, in interviste e comunicati stampa, le critiche alla sua esposizione in piazza alla manifestazione del «Costituzione day» contro la riforma della giustizia. Accosta la sua posizione a quella di uno dei più amati eroi dell’antimafia, con il quale ha lavorato per anni, per spiazzare chi osa criticare il suo comizio antigovernativo, leggendolo come segnale preoccupante di una magistratura sempre più militante e politicizzata.

La denuncia di Borsellino, contrattacca Ingroia, «investiva contemporaneamente la politica e la magistratura e l’attacco non fu sui contenuti ma direttamente alla sua persona». Ora la storia si ripeterebbe, ma «con uno spiegamento di uomini e mezzi molto più massiccio».

Ingroia si riferisce agli esponenti del Pdl, che insistono nel chiedere le sue dimissioni e un intervento del Csm, mentre Pd e Idv lo difendono a spada tratta. E si riferisce a quotidiani, come il nostro, che hanno puntato l’indice contro un gesto che mina l’immagine di imparzialità della magistratura. Sul Giornale, in particolare, Ingroia dice: «Già in passato mi sono rivolto alle vie legali e ho avuto soddisfazione. Anche stavolta, vedo un intento denigratorio. Darò mandato ai miei legali di valutare un’azione legale».

L’essere in prima linea nella lotta alla mafia rende, dunque, il pm intoccabile? Non si può criticarne le scelte senza essere accusati di volerlo delegittimare, magari per inconfessabili motivi legati alle sue inchieste? Sembra questa l’idea che Ingroia cerca di accreditare. «Non voglio pensare che ci sia un collegamento con le indagini e i processi di cui mi sto occupando. Se così fosse, saremmo ben al di là dell’attacco alla magistratura, sarebbe una sorta di caccia al pm che viene percepito come minaccioso».

Gli dà man forte la sorella di Borsellino, Rita, eurodeputato Pd: «Il monito di Ingroia va ascoltato, non censurato». E l’ex collega Luigi De Magistris, ora dell’Idv: «L’accusa di protagonismo è stata una delle più squallide armi di delegittimazione usate contro Borsellino e Falcone».

Ingroia contesta il fatto che i suoi toni in piazza fossero accesi, da leader politico. «Il mio intervento è stato fortemente critico, ma sobrio». E aggiunge: «Credo di avere il diritto, ma anche il dovere di fare sapere il punto di vista dei magistrati su una questione che riguarda tutti. Non mi sembrano affatto sobri, invece, gli attacchi che gettano fango su chi non la pensa allo stesso modo». Attacchi «a testa bassa», dice riferendosi a dichiarazioni del premier.
Insomma, il pm si propone come portavoce delle toghe e dell’Anm e nega che la magistratura voglia «sostituirsi al potere legislativo», se esprime «il suo punto di vista tecnico» su leggi in gestazione.
Arringare la folla in piazza per Ingroia è del tutto normale per un magistrato. Si tratta di «libertà di espressione» e poi la manifestazione «era senza sigle politiche e non ho visto bandiere di partiti».

Del Guardasigilli Angelino Alfano, che lavora per abbassare la tensione e non pensa ad azioni disciplinari contro di lui, il pm apprezza la moderazione ma critica le iniziative legislative. Quanto a lui, precisa che non scenderà in politica. «Non ne ho intenzione. Fino a quando potrò fare il magistrato in autonomia e con serenità non lascerò il mio lavoro».

Per ora, insomma, visto che la tesi è proprio che la riforma sia un attacco all’indipendenza delle toghe.

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