Io, robot vi cambierò la vita
7 Luglio 2005 - 00:00I bioingegneri Giulio Sandini e Vincenzo Tagliasco spiegano come sarà il nostro futuro in compagnia delle macchine antropomorfe
Giulio Sandini e Vincenzo Tagliasco sono bioingegneri del laboratorio di robotica avanzata dellUniversità di Genova. Tagliasco è autore del Dizionario degli esseri umani fantastici e artificiali (Mondadori), Sandini, che è stato ricercatore alla Normale di Pisa e allHarvard University, ha il raro privilegio di essere consulente robotico nella terra dei robot, il Giappone. Insieme rispondono ai dubbi di un profano sui loro progetti di robot antropomorfi.
Intanto, cosè la robotica antropomorfa?
«Lobiettivo è lo studio del funzionamento del cervello umano attraverso la progettazione e la realizzazione di sistemi artificiali antropomorfi. Costruiamo modelli artificiali sulla base delle attuali conoscenze neuroscientifiche e utilizziamo tali modelli fisici per comprendere i meccanismi di controllo del cervello e della mente umana».
Tra quando avremo robot che fanno la spesa per noi, la coda alla posta, puliscono casa, scendono a spostare lauto quando cè il lavaggio delle strade?
«Il tempo in ambito scientifico si misura in decenni. Certamente robot in grado di prendere decisioni in modo autonomo e di agire di conseguenza in situazioni tipo quelle che lei descrive sono ancora molto lontani. Un obiettivo più abbordabile, diciamo nel corso dei prossimi 10 anni, è quello di realizzare sistemi in grado di imparare dai loro stessi errori e attraverso linterazione con lambiente e con altri esseri umani o artificiali. Con lapprendimento i robot avranno acquisito la capacità di ricordare e di associare eventi passati a situazioni contingenti e, in ultima analisi, la capacità di affrontare, e in qualche misura risolvere, situazioni inattese. In questo modo essi non saranno ancora in grado di andare a fare la spesa da soli ma, forse, di imparare ad aiutare noi umani a farla. Non ci sono problemi scientifici e tecnologici che impediscono di avere i robot da Lei delineati e auspicati. Tuttavia i costi, in alcuni casi, sarebbero troppo elevati e non si avrebbe convenienza a costruirli».
Davvero i robot avranno un ruolo importante nel nostro quotidiano?
«Certamente, e in modo sia diretto sia indiretto. In modo diretto penso diventeranno gli elettrodomestici della seconda metà del XXI secolo. Maggiordomi, infermieri, aiutanti artificiali in grado di intervenire e lavorare nelle case e negli uffici, in grado di supportare lessere umano non solo in compiti fisici e in ambienti domestici come lavare la biancheria o i pavimenti e spostare pesi, ma anche in compiti che richiedono una più raffinata capacità di ragionamento e di decisione (quando aprire e chiudere le finestre, riempire il frigorifero, ordinare la carta per la stampante), eventualmente, anche in ambienti non amicali. In modo indiretto, le funzioni che avremo realizzato nei robot consentiranno di sviluppare ulteriormente le capacità cognitive di altri manufatti. Per esempio, elettrodomestici in grado di adattarsi alle capacità di chi li utilizza o sistemi di monitoraggio intelligente in campo automobilistico».
È vero che state lavorando a robot che imparano da soli? Cosa vuol dire?
«Vuole dire progettare robot che siano in grado di misurare i loro stessi errori e di correggerli. Linteresse per lo studio di sistemi che imparano deriva dal fatto che la capacità di apprendere è una delle componenti principali dellintelligenza umana. Reti neurali artificiali e altri tipi di programmi sono già in grado di imparare molte cose, sia pure in domini limitati. Il punto che non è stato ancora completamente compreso è che lapprendimento non è solo una questione quantitativa, ma qualitativa e può avvenire secondo molte direzioni diverse».
Qual è la vera differenza tra un cervello umano e una mente artificiale?
«Ci sono alcune differenze fondamentali. Una delle più importanti è rappresentata dal fatto che le macchine non hanno motivazioni proprie. Un essere umano dotato di mente, al contrario, è caratterizzato in primis da ciò che vuole e desidera: dalle sue motivazioni. Noi siamo, prima di tutto, ciò che vogliamo. Io voglio dunque sono».
Cosa potranno fare e cosa non potranno mai fare i robot?
«In linea di principio potranno fare tutto quello che fanno gli esseri umani. I robot rappresentano lingresso dellartificiale nel mondo dellautonomia. Un robot è una macchina dotata di autonomia. Aristotele diceva che ciò che caratterizza gli esseri viventi è il fatto che sono autonomi. Bene. Il robot è lartefatto che acquista una sua autonomia. Il processo avverrà per gradi, anche se, come è avvenuto nellevoluzione naturale, assisteremo probabilmente a salti e improvvise accelerazioni».
Ma i robot antropomorfi avranno anche i nostri difetti?
«Il sogno dei visionari è quello di costruire robot dotati di coscienza fenomenica, ossia in grado di fare esperienza. Quello che i robot sicuramente non faranno è scimmiottare emozioni e comportamenti propri dellessere umano che li ha messi a punto, proprio perché è un essere vivente, perché è una tappa della lunga storia dellevoluzione e perché è fatto di sangue, carne, ormoni neuropeptidi e così via. Ma lumanità ha anche una grande variabilità che le permette di uscire dagli schemi e di produrre tanti difetti, ma anche tante soluzioni e tante innovazioni che nessun modello avrebbe potuto prevedere. I robot del futuro dovranno essere in grado di adattarsi allinfinita mutevolezza dellambiente. Se vorranno essere veramente adattabili dovranno manifestare anche quella variabilità che, a volte, possiamo considerare come un difetto.
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