Sport

Island-Le Touquet: sfida da leggenda ma per pochi intimi

Mentre scriviamo queste note ci arriva l’ennesima e-mail del solerte ufficio stampa del badminton. L’ennesimo sport di nicchia che, con unghie e con denti, si contende quel misero 10 per cento che i media italiani riservano nei notiziari sportivi a tutto quello che non è sua maestà il calcio. Sino ad una quindicina di anni fa, l’ippica poteva contare su spazi più che dignitosi, mentre adesso c’è il vuoto totale con la benedizione delle istituzioni. E il povero cronista deve arrabattarsi come può, arrangiandosi qualche volta con i rari comunicati stampa che arrivano dalle società di corse (leggi ippodromi) più efficienti. Questo è uno dei motivi (non l’unico, per carità) che contribuiscono a rendere devastante l'emorragia di spettatori dagli ippodromi.
Domenica, ad esempio, era verosimile sperare che al trotter di San Siro ci andasse un buon numero di persone. Il Gran Premio Locatelli, infatti, costituiva un gustosissimo antipasto al Derby all’attiguo Meazza che di lì a poche ore avrebbe portato sugli spalti 80mila spettatori. Invece all’ippodromo sono arrivate soltanto le briciole e il fantastico arrivo a fruste alzate fra i compagni-nemici Island Effe e Le Touquet ha entusiasmato soltato pochi intimi. Mai come questa volta però gli assenti hanno avuto torto: Pippo Gubellini, arroccato alla corda con il suo Le Touquet, e Roberto Vecchione all'assalto in sulky ed Island Effe, hanno dato vita ad una delle rette d’arrivo più esaltanti e spettacolari della storia del glorioso ippodromo meneghino.
Per la cronaca, dopo lotta allo spasimo, Island Effe riusciva a beffare proprio sul traguardo e per questioni di centimetri il compagno di colori Le Touquet che però aveva avuto svolgimento ben più ostico dell’avversaria, spendendo un patrimonio per conquistare il comando dalle seconda fila. Le Touquet, dal canto suo, sembra destinato a calcare le orme di papà Daguet Rapide, con il quale Pippo Gubellini vinse una lunga serie di gran premi.

Con buona pace di Luciano Moggi che aveva praticamente già acquistato Le Touquet prima che diventasse qualcuno, lasciandoselo poi sfuggire sotto il naso per un’imperdonabile indecisione.

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