Festival di Sanremo

Il j'accuse di Amoroso contro gli insulti social. "Scappata dall'Italia"

C'è molto di più di un semplice sfogo nelle parole di Alessandra Amoroso che da ieri pomeriggio girano ovunque e che sono state la colonna sonora ideale del suo debutto in gara con Fino a qui

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C'è molto di più di un semplice sfogo nelle parole di Alessandra Amoroso che da ieri pomeriggio girano ovunque e che sono state la colonna sonora ideale del suo debutto in gara con Fino a qui. «Una valanga d'odio mi ha investita da un giorno all'altro».

C'è il racconto di una artista che ha ceduto sotto la valanga di rancore social. Ha ceduto così violentemente da mollare l'Italia e la musica. Episodio decisivo: nell'estate 2022 Alessandra rifiuta un selfie a un fan e il video diventa virale. Apriti cielo. I conigli da tastiera non aspettavano altro per vomitare insulti contro la star cattiva che se la tira e snobba i poveri fan. Niente di più facile no? Dai che bello, spariamo al vip. Una pioggia di messaggi che arrivederci politicamente corretto, oltretutto spesso inviati sotto falso nome da chi poi magari si indigna pubblicamente per la più volatile delle scorrettezze.

Lei ne ha letto qualcuno qui nella sala stampa e potete immaginare la gragnola di «tr...», «mer..», «muori» con abbondanza di minacce di violenza sessuale. Una delle gigantesche storture dell'epoca nella quale chi minaccia pubblicamente sui social quasi sempre resta impunito sul divano in salotto.

Insomma ieri la parola «haters» è entrata ufficialmente nella storia del Festival di Sanremo grazie allo sfogo commosso e, diciamolo, commovente di una Amoroso che, leggendo i suoi appunti in sala stampa, per una decina di minuti è stata tutti noi, tutti voi, tutti coloro che senza motivo vengono scarnificati in tempo reale dagli insulti i peggiori. Zuckerberg qualche giorno fa ha chiesto scusa ai parenti delle vittime delle valanghe d'odio che si abbattono a caso via social su disgraziati quasi sempre incolpevoli. Ecco qui. «Quella valanga è iniziata qualche giorno prima che affrontassi il mio primo concerto a San Siro - ha detto Amoroso - e non mi sono resa conto subito di tutto ciò che stava accadendo intorno a me». L'ha capito dopo, quando «l'adrenalina ha cominciato a scendere».

Se ne è andata in Colombia. Isolamento. Nessun bisogno di tornare indietro. «Solo a febbraio 2023 mi sono resa conto di dover tornare in Italia, lo dovevo a me e a chi mi vuole bene». Senza dubbio questa salentina di 37 anni è molto più protetta rispetto alla quantità di donne e uomini senza giubbotto antisocial che vengono mitragliati senza senso e senza motivo ogni giorno.

Però, in una fase nella quale attacchi e diffamazioni social portano seppur indirettamente anche a suicidi, le sue parole scoprono una latitudine ancora poco raccontata del «pianeta insulto», quella musicale che, con quella sportiva, è forse la più calpestata. E di sicuro la prima che incontrano i giovani, anzi giovanissimi.

Dopo il ritorno in Italia, ha detto Amoroso, «mi hanno contattata Takagi e Ketra dicendomi che avevano una bozza di brano da sottopormi e piano piano che il brano prendeva forma mi rendevo conto che rappresentava quel mio momento: conteneva riferimenti a L'odio, film in cui i protagonisti raccontano di un uomo che gettandosi dal 50esimo piano di un palazzo ad ogni piano, mentre precipita, si ripete Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene». Perciò il suo brano si intitola Fino a qui, si gioca la vittoria del Festival e lascia la domanda delle domande: è giusto che (anche) il pop diventi come il Colosseo con il famoso pollice a far la differenza tra vita e morte?

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