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Jonas Jonasson: "La Svezia resta una società aperta. Chi si chiude perde umanità"

Lo scrittore Jonas Jonasson: "Se entrano in 100mila e 7 diventano jihadisti non è un buon motivo per chiudersi"

Jonas Jonasson: "La Svezia resta una società aperta. Chi si chiude perde umanità"

Jonas Jonasson, lo scrittore svedese che si è conquistato fama mondiale con "Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve", ha parlato al Corriere della Sera direttamente dal centro di Stoccolma dopo l'attacco nel centro della città.

"Se accogli centinaia di migliaia di immigrati provenienti da Paesi islamici, se dai riparo a tutte queste vite disperate, è naturale poter “importare” anche qualche terrorista. È il prezzo da pagare per la nostra società aperta. Ma è giusto farlo, è un rischio che vale la pena correre. La Svezia e la Germania hanno mostrato una grande responsabilità in questo. Preferisco vivere in una società aperta che nel suo contrario. Come potremmo vivere in un mondo fatto così?".

Lo scrittore era partito dalla sua casa nell'isola di Gotland con il figlio ed è arrivato in Svezia proprio mentre il tir si schiantava a tutta velocità contro il centro commerciale Ahlens. "All’inizio non volevano portarmi al mio hotel, che si trova nella zona off limits, a 400 metri dal luogo dell’attentato", ha raccontato.

Secondo Jonasson ance la Svezia è stata costretta ai controlli alle frontiere perché "gli altri Paesi europei non volevano collaborare. Con qualche eccezione: l’Italia ha fatto cose splendide. Purtroppo i populismi si stanno diffondendo e la Svezia non può fare anche la parte degli altri e accettare 10 mila migranti al giorno...".

"La Svezia non è un paradiso perduto. È ancora un Paese pacifico. Se si nega questo fatto, allora sì che vince il terrorismo. Se entrano in 100 mila e 7 diventano jihadisti non è un buon motivo per chiudersi: se lo facciamo falliamo in umanità. Tenga presente comunque che la maggiore preoccupazione per gli svedesi non sono gli immigrati ma la sanità e la scuola".

Sul dibattito in corso in Svezia sul trattamento da riservare ai foreign fighters che ritornano lo scrittore risponde: "L’uscita della ministra è stata bollata a ragione come naïf. La verità è che il rientro dei combattenti è un fenomeno recente e la legge svedese non si è ancora adeguata. Ma la società non può — credo — esimersi dal punire comportamenti sbagliati.

È attaccando islamici innocenti, come fa Trump quando se la prende con tutti i pachistani, che si creano terroristi".

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