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L’addio ad Allegri, lo stilista che cambiò l’impermeabile

L’addio ad Allegri, lo stilista che cambiò l’impermeabile

Daniela Fedi

È stato uno degli inventori del made in Italy, sicuramente un uomo dotato di grandi visioni. Augusto Allegri, imprenditore toscano a capo di un'azienda leader mondiale nel rainwear e nello sportswear d'alta gamma, ha intuito tra i primi le grandi potenzialità del design applicato alla produzione industriale di moda. Il suo primo accordo di collaborazione con uno stilista risale al 1976 quando contattò l'allora emergente Giorgio Armani. Poi arrivarono le consulenze dell'esplosivo duo francese composto da Marithè e François Girbaud, di Romeo Gigli o di Martin Margiela: altrettante pietre miliari dello stile internazionale. Ma l'incontro con Armani ha veramente segnato un punto di svolta nell'avventura umana e professionale di quest'uomo rigoroso e severo prima di tutto con se stesso. «Lui e sua sorella Dianora sono stati fantastici partner per moltissimi anni - racconta il più famoso dei nostri stilisti - sul lavoro è difficile trovare gente così capace nel business e allo stesso tempo straordinaria nei rapporti umani. La perdita di Augusto mi rattrista profondamente: lo considererò sempre tra i miei più cari amici, aveva una filosofia di vita esemplare».
Grazie al suo modo d'intendere la moda come risultato del felice incontro tra etica ed estetica, Allegri ha saputo coniugare tradizione con innovazione trasformando la piccola impresa di famiglia in un'azienda che vanta un fatturato consolidato 2004 pari a 55 milioni di euro con 250 dipendenti e un indotto di 1500 persone. Nata con l'impermeabile che nessuno in Italia e pochi nel mondo producono altrettanto bene, la griffe in 40 anni di storia ha accumulato una serie di primati impressionanti. Tanto per dirne una la continua ricerca di nuovi materiali performanti ed eleganti in ugual misura, ha prodotto stagione dopo stagione sorprendenti risultati come i magnifici capi in «plume», un tessuto idrorepellente che alla vista come al tatto sembra un morbido camoscio da guanti. Spigolando tra i ricordi si potrebbero citare anche i trench in fibra cava che pesa meno di niente ma sopporta colonne d'acqua degne delle cascate del Niagara, le giacche estive realizzate con la stessa stoffa elasticizzata dei costumi da bagno oppure i giubbotti in cui il filo d'acciaio s'intreccia con la seta-paracadute e le più moderne microfibre impiegate nel mondo della vela. Ma per capire Augusto Allegri e lo stile di un uomo che non ha mai tradito se stesso, bisogna guardare le sue fotografie. Le scattava per hobby, sempre in bianco e nero e apparentemente soffuse di una struggente tristezza che invece era pudore dei sentimenti.

Raccolte in due volumi editi da Leonardo De Luca raccontano con la voce silenziosa ma potente delle immagini, un disperato amore per la vita, il lavoro, gli affetti familiari e quella terra di Toscana in cui Augusto era nato - tra l'altro a Vinci, come Leonardo - 68 anni fa.

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