LAfrica a Genova. Per tre giorni, con la speranza che il rapporto duri molto di più. Inizierà giovedì la terza edizione del convegno «Spera» (Solidarietà, Progetti e Risorse per lAfrica) che richiama tutte le associazioni di volontariato impegnate nel continente nero. Un convegno che in realtà non intende solo offrire unopportunità di confronto per chi opera in questo importantissimo settore. Sarà soprattutto loccasione per tutti per avvicinarsi e scoprire un mondo probabilmente sempre visto in unottica distorta. Perché lAfrica è sì una terra con tanti problemi, ma anche unarea che può offrire incredibili opportunità di sviluppo.
Lo conferma il professor Edoardo Berti Riboli, portavoce del convegno «Spera» e autentica anima del progetto «Medici in Africa». «Laggiù cè una serie di grandi movimenti. Anche i Paesi che non sono in guerra, vivono rapidi cambiamenti socio-economici - spiega il medico genovese -. Vi sono aree che vivono un autentico miracolo economico a fronte di sacche di povertà incredibili. Sono Paesi ricchi di contraddizioni. Basti pensare che in Rwanda, in Angola, ci sono le città più care del mondo, dove un appartamentino può costare 5.000 euro al mese». Queste grandi incongruenze che caratterizzano lAfrica saranno anche illustrate nel corso del convegno che si terrà al Museo del Mare e della Navigazione di Genova, grazie a una serie di filmati e documentari amatoriali realizzati dalle associazioni di volontariato che parteciperanno. Sono stati già presentati 180 progetti, ma molte altre realtà non sono neppure presenti.
«Sono circa mille in Italia le realtà che operano in Africa - conferma Berti Riboli -. Questo convegno sarà importante per creare sinergie, confrontare le esperienze delle associazioni partecipanti. Ma ripeto che sarà fondamentale mettere in contatto lAfrica con chi non la vive. Per questo contiamo molto anche sulla mostra sullarte africana e il Suq Festival». Il convegno sarà anche loccasione per realizzare il «Registro Italiano della Solidarietà in Africa», uno strumento importante da offrire alle istituzioni pubbliche e private, ai governi, ai ministeri e alle ambasciate, per conoscere e riconoscere chi opera per aiutare lo sviluppo delle popolazioni locali.
Ma proprio sulle occasioni di sviluppo vuole insistere il presidente dellassociazione Medici in Africa. «Servono professionalità, cè bisogno di dare impulso alla crescita - spiega ancora Berti Riboli -. In questo senso va registrato un cambio anche nellapproccio che deve avere chi opera in Africa. Il vecchio atteggiamento rischia di essere rifiutato, di apparire quasi colonialismo. Gli italiani con le loro associazioni sono generalmente ben visti e questo può essere molto importante». Unultima considerazione il professore genovese vuole dedicarla anche al particolare momento di crisi che colpisce lEuropa ma che non sembra smorzare lentusiasmo dei volontari. «Qualche seria difficoltà lhanno avuta soprattutto le grandi organizzazioni che lavorano soprattutto con i finanziamenti istituzionali, questi ultimi inevitabilmente diminuiti e di parecchio - fa notare Berti Riboli -. Le onlus invece, grazie alla semplificazione legislativa, riescono a operare con maggior facilità e grazie a una rete di amicizie può farsi sostenere con il 5 per mille.
LAfrica che chiede aiuto e può offrire aiuto
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