Cronache

L’albergatore genovese che libera gli innocenti

L’albergatore genovese che libera gli innocenti

Solo ora hanno la forza di sorridere papà Ezio, nonna Bianca e la zia Elisabetta. È ancora molto provata la famiglia di Federico Boux, il trentaduenne torinese, accusato di traffico di droga alle Seychelles, che ha rischiato una condanna di dieci anni e poi dichiarato estraneo ai fatti. Ed è la stessa famiglia che non manca di ringraziare a gran voce Luciano Ardoino, responsabile turismo Forza Italia Liguria. «Siamo particolarmente grati ad Ardoino per l'attenzione dimostrata alla nostra vicenda - spiegano soddisfatti i familiari del giovane -. Il caso ha avuto un epilogo positivo, anche grazie all'interesse e al suo coinvolgimento». Ed è lo stesso Ardoino a precisare: «Soddisfatto sì, ma già pronto a muovermi anche per gli altri. È mia intenzione, darmi da fare per sensibilizzare l'opinione pubblica per situazioni analoghe, come quella dei due ragazzi imprigionati in India da oltre diciassette mesi».
L'incubo è dunque finito per Federico. Il giovane cuoco, attirato da un lavoro gratificante, arriva nel paradiso dei turisti, le Seychelles, per fare fortuna. Invece trova l'inferno: rapinato di tutto, accusato di traffico di droga, sbattuto nel carcere di Montagne Posee, sull'isola di Mahe, e pestato da secondini e detenuti. L'accusa era di possesso di 6 grammi di eroina tagliata. Ma il tutto appare subito piuttosto strano e prende i contorni di un regolamento di conti, di una truffa e di un raggiro. «La storia comincia nell'ottobre del 2004 quando la nostra famiglia, incontra Salvatore Procopio, che ci propone di lasciare Torino per una nuova vita alle Seychelles - racconta il papà di Federico -. Detto fatto, la famiglia parte. Ma presto arriva la beffa. Temendo di essere stato raggirato chiedo conto dei soldi che ho versato. Non ottengo nulla, arrivano invece solo minacce a me e a Federico. Dopo due giorni, scopro che mio figlio è stato arrestato per droga. Ed inizia il calvario. Un calvario finito il due agosto quando mio figlio, scagionato, è tornato a casa. E questo anche grazie ad Ardoino».
Lui Ardoino - che ha lavorato e gestito come direttore decine di alberghi in tutto il mondo, dal Brasile ai Carabi, dall'Argentina alle Fiji, a Sharm El Sheikh e nelle stesse Seychelles, dove ha scritto insieme al governo e al Parlamento locale leggi sul turismo e sulla sicurezza -, non ha esitato affatto. Dopo aver partecipato a una conferenza mondiale sul turismo, i primi di luglio ha preso carta e penna ed ha chiesto un confronto diretto con l'autorità centrale. Scrive infatti una lettera al vicepresidente delle Seychelles e chiede di fare chiarezza sulla vicenda: «Premetto che ho subito specificato nella lettera che non era mia intenzione intromettermi nelle questioni giurisdizionali del loro paese, come consigliato dall'ambasciata di Nairobi e dal giornalista del Corriere della Sera Massimo Alberizzi, che aveva sposato appieno la causa, però lamentavo il fatto che un episodio del genere avrebbe avuto una ricaduta in ambito turistico. Rimarcavo al loro presidente di far chiarezza sulla triste vicenda di Federico Boux, che coinvolgeva un paese il cui 40 per cento del proprio Pil è rappresentato dal turismo mondiale».


Dopo poco il torinese è stato liberato.

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